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“Mi stai facendo ricordare un bel periodo, sicuramente migliore di questo” Nonna Agnese (che non vuole rivelare la sua vera identità e il suo paese di appartenenza) è emozionata nel ricordare, pensare e raccontare quelli che per lei sono anni passati e forse tra i più spensierati vissuti.
Era la fine degli anni ’60. Agnese era giovane, abitava in un piccolo paese della provincia di Sassari, non aveva ancora raggiunto la maggiore età ed era lontana dai tempi di internet e dei social network. Le chiedo cosa pensa del corteggiamento dei giovani d’oggi e risponde “Non so come facciano oggi i ragazzi a innamorarsi, ma posso raccontarti cosa avveniva ai miei tempi” e così inizia il suo racconto.
“Sai per noi ragazze era un evento mondano il periodo della recita del rosario. Avevamo una valida scusa per uscire da casa e così (dopo esser state tutto il giorno in campagna) tornavamo distrutte, ci immergevamo nella bacinella per il bagno, ci facevamo belle e andavamo a recitare il rosario.” Ed era in quelle occasioni che avevano la possibilità di incontrare i giovani del paese.
“Una donna, per esser reputata seria dal paese, non doveva far minimamente intuire il suo interesse per un ragazzo. Poteva esser innamorata persa, ma non doveva assolutamente far trapelare i suoi sentimenti.” Ma cosa significa per Nonna Agnese ‘Ragazza seria’? “Non fare la civetta, non proporsi agli uomini”. Indubbiamente, quello vissuto in paese, era un ambiente molto attento alla forma che oggi sarebbe stato altamente criticato e condannato, ma Nonna Agnese specifica “Io non mi sono mai sentita oppressa da questa situazione, era normale. Per me era bello vedere i tentativi di approccio dei giovani. Capire chi si sarebbe avvicinato, chi era davvero interessato o chi lo faceva per gioco.” E come si capiva?
Le prove per i giovani erano ardue e, per i nostri tempi, quasi impensabili. I ragazzi, con un giradischi, andavano sotto casa dell’amata (dopo la mezzanotte) e trasmettevano tre canzoni “La memoria alcune volte mi inganna, ma ricordo una bellissima serenata dove mi fu dedicata ‘Io mi fermo qui’ di Donatello”. I brani dovevano essere tre perché se la canzone dedicata fosse stata solo una “Era uno sfregio, non una dichiarazione”. Qualora non fosse stata gradita, veniva lanciato un secchio di acqua sul gruppo di giovani sotto l’abitazione. Poi, nei giorni successivi, il giovane si avvicinava alla ragazza per proporsi. “E qui veniva il bello – ride – Mica si poteva dire subito ‘Si, sono interessata’. Il ragazzo doveva proporsi più volte (ricordo tre) e successivamente si potevano incontrare le famiglie. Non tutte le ragazze erano rigide come me. Avevo delle amiche molto attente alla forma, come altre meno meticolose.”
Ma, una volta, Nonna Agnese fu tradita dalle usanze. “Un ragazzo, più timido della media (si percepiva), si propose. A me piaceva tanto ma, ligia alle regole, gli dissi il mio primo ‘No’ aspettando che si riproponesse. Tornò la settimana successiva per dirmi che sarebbe partito in America; credo che quello fosse un modo per fami confessare il mio interesse (e la cosa mi fu poi confermata da parenti). Mi prese un colpo ma gli risposi ‘Buon viaggio’. Partì e non lo rividi più.” E chissà se il corso della vita di queste due persone sarebbe stato diverso senza tali usanze. “Mi innamorai poi di mio marito che fece di tutto per conquistarmi. La grinta che mostrò durante il corteggiamento fu la stessa che applicò nei nostri cinquant’anni di matrimonio. Forse da ragazza, senza saperlo, cercavo un uomo sicuro, forte, determinato e quello per me era un valido modo per capirlo”.
E aggiunge “Ti sentivi ammirata, era tutto davvero romantico. L’uomo ti corteggiava” Le spiego che oggi non è più così, che non si bada più alla forma o si seguono determinate regole per iniziare a conoscersi “Quindi gli uomini non faticano più?” No Nonna Agnese, può capitare (e rientrare nella normalità) che gli uomini non fatichino più per conquistare una donna e che le ragazze, fortunatamente, non vengano più giudicate per l’ammissione di un sentimento.