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“Una donna invaghita, o innamorata di un uomo, faceva bere un caffè ‘maledetto’ al povero malcapitato con lo scopo di farlo innamorare di lei” a parlare è Giovanni, un uomo di Ossi che ricorda bene i racconti di sua nonna Elena. Questa è una storia legata tra mito, leggenda e magia. Un racconto che narra una parte dell’antica pratica della magia in Sardegna, utilizzata dalla figura della Majalza (Megera, ossia maga e strega). Era definita Majalza colei che praticava fatture e malefici con la magia nera oppure pratiche di magia bianca, come ad esempio, la medicina dell'occhio.
Ed era proprio la Majalza a raccogliere le richieste degli abitanti: “Capitava che una donna volesse “accontentare” sua figlia innamorata di un giovane. Secondo il racconto di mia nonna, la mamma si rivolgeva quindi alla maga. Tipo: ‘Mi serve un legamento d’amore perché mia figlia si è innamorata’”.
IL RITUALE – “Il procedimento doveva avvenire al momento del ciclo mestruale della ragazza. Infatti, era fondamentale il sangue della giovane, consegnato poi alla Majalza per i rituali.” L’unica certezza di Giovanni (e ancor prima di sua nonna) è che il sangue venisse restituito alla famiglia essiccato. “La maga, con esso, effettuava riti con preghiere segrete e note solo a lei”.
Il passo successivo era “invitare il ragazzo, e tutta la sua famiglia, a casa per prendere il caffè. Le preghiere venivano effettuate anche nella tazzina destinata al giovane e, all’interno della stessa, veniva inserito il sangue essiccato insieme al caffè”. E nonna Elena ha sempre raccontato a Giovanni che tali rituali funzionassero davvero.
Giovanni spiega che, in paese, le richieste effettuate alla Majalza fossero più numerose da parte delle donne, ma: “Se l’innamorato fosse stato un ragazzo, il sangue veniva sostituito con il liquido seminale del giovane. Con la medesima metodologia, veniva inserito nel caffè della ragazza accompagnato dalle preghiere.”
Giovanni racconta inoltre che “Questi rituali non sono del tutto scomparsi; so che vengono ancora effettuati in qualche parte dell’Isola. E non solo i legamenti d’amore, ma anche le maledizioni.”
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