È un periodo nero per il mondo della caccia in Sardegna dopo i numerosi incidenti registrati nelle ultime settimane. Dopo la morte di Filippo Vidili, 50enne di Oristano colpito dalla fucilata di un compagno durante una battuta di caccia nelle campagne di Sedilo, diversi altri ferimenti hanno interessato la stagione venatoria riaprendo l'annoso dibattito fra chi difende il mondo della caccia e le critiche di ambientalisti e animalisti.

Ne abbiamo parlato col presidente di Federcaccia Sardegna, l'avvocato olbiese 45enne Davide Bacciu.

Perché nel 2024 è ancora così pericoloso praticare la caccia?

‭«L'attività venatoria è un'attività rischiosa, abbiamo delle armi in mano, questa è una realtà. L'attenzione che poniamo sulla sicurezza non basta mai, soprattutto nella caccia al cinghiale, dove si spara con palla asciutta che è molto più pericolosa‭».

Quali sono gli schemi di sicurezza e i protocolli da seguire durante una battuta di caccia?

‭«Il giubbotto ad alta visibilità è molto importante, poi il capocaccia gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui si svolge la battuta. Schiera gli uomini e dà indicazioni su dove sparare, dove non sparare e come sparare. Poi ci sono delle dinamiche che vanno oltre, talvolta purtroppo ci si sposta in maniera errata, non si seguono esattamente le indicazioni. Così nascono gli incidenti‭».  

In un periodo storico dove le associazioni animaliste presidiano il territorio, quella della caccia è un'attività molto discussa e addirittura, quando accadono incidenti, sui social compaiono commenti di utenti esultanti...

‭«Non intendo proferir parola rispetto ad atteggiamenti di questo tipo perché non meritano alcuna risposta. Dico solo che l'arte venatoria esiste da tempo immemore, è un forte aggregatore sociale per la nostra isola e non solo. Grazie alla caccia siedono allo stesso tavolo persone che vengono da esperienze diverse e con posizioni sociali differenti, tutte alla pari, in comunione. Chi esulta per gli incidenti che colpiscono padri di famiglia e persone che praticano liberamente una passione si commenta da solo‭».

Federcaccia, nello specifico, di cosa si occupa?

‭«È un'associazione venatoria che rappresenta la maggior parte dei cacciatori italiani. Siamo sostanzialmente coloro che difendono l'attività venatoria e facciamo parte del Comitato regionale faunistico, difendiamo i cacciatori costituendoci nei tribunali nel momento in cui le associazioni ambientaliste e animaliste fanno ricorso contro i calendari venatori, gestiamo l'attività assicurativa dei cacciatori‭».

Quanti sono i cacciatori oggi in Sardegna?

‭«Siamo attorno alle 30-35mila unità».

È un numero in diminuzione rispetto agli anni scorsi. A cosa è dovuto?

«Non le saprei dire se è in perdita, per fortuna ci sono tanti giovani che ancora si avvicinano a questo mondo, che è fatto di attività che si svolgono all'aria aperta, seguendo principi e valori come l'amicizia e il rispetto per i compagni e per la natura. Mi sembra un aspetto importante.

Si parla spesso di cacciatori come custodi del territorio...

«Non c'è dubbio su questo. Le faccio un esempio: il ruolo che hanno svolto i cinghialai nell'eradicazione della peste suina è sotto gli occhi di tutti. In tutti questi anni abbiamo campionato tutti gli animali raggiunti, dando un contributo importante all'unità di progetto creata dalla Regione per combattere la piaga».

Perché il dibattito col mondo animalista è così esasperato e come mai non si riesce a trovare una sintesi fra le parti?

«Nel momento in cui si discute e ci si confronta, si può aprire un dialogo. Nel momento in cui invece ci si confronta con persone che il dialogo non lo vogliono, è difficile raggiungere un'intesa. È legittimo che ognuno abbia le proprie convinzioni, ma mentre la maggioranza di noi cacciatori cerca di esprimere le ragione della caccia, di fronte spesso troviamo un muro».