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Da Cristoforo Colombo a Benito Mussolini, da Costantinopoli a Roma, da Caravaggio ad Artemisia Gentileschi, da Assisi a Caporetto. La storia fa ascolti record in tv grazie alla trasmissione Una giornata particolare, condotta da Aldo Cazzullo il mercoledì in prima serata su La 7.
L'ultima puntata, dedicata all'epopea del referendum del 2 giugno 1946, che sancì la nascita della Repubblica italiana, ha tenuto incollati allo schermo 1,8 milioni di telespettatori abbattendo il muro del 7% di share. Un risultato di assoluto rilievo per l'emittente del gruppo Cairo, soprattutto in considerazione della materia trattata, che sconta il luogo comune della barbosità dovuta a ore e ore di "condanna" allo studio e all'approfondimento scolastico imposto da maestri e professori non sempre capaci di trasferire agli studenti il fascino della storia.
Fra le vicende di alcuni giganti del '900 italiano come Alcide De Gasperi, fondatore della Dc e primo Presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana, e Palmiro Togliatti, storico leader del Pci, Cazzullo ha accompagnato il pubblico alla scoperta di suggestivi antefatti e retroscena. Di quel 2 giugno, il giornalista ha sottolineato il valore storico della partecipazione democratica delle persone comuni, stravolte dopo vent'anni di fascismo, e ancor più delle donne, alla loro prima partecipazione elettorale.
In un passaggio della puntata, il conduttore ha citato le prime sindache elette in Italia in quello stesso anno, fra loro una sarda: Margherita Sanna.
CHI ERA?
Nata a Orune il 13 febbraio 1904, terza di otto figli, in una famiglia di pastori. Dopo aver conseguito il diploma in contabilità a Sassari nel 1930, all'età di 26 anni, ottenne il diritto a un posto di lavoro in banca, che venne però affidato a un uomo arrivato dopo di lei in graduatoria. Margherita Sanna, tutt'altro che scoraggiata, si trasferì a Cagliari, dove nel 1935 concretizzò la sua principale aspirazione conseguendo il diploma di maestra elementare.
MAESTRA ANTIFASCISTA
Negli anni seguenti lavorò come insegnante, la professione che aveva sempre desiderato esercitare, e nel 1939, sebbene non fosse in linea con la politica di Mussolini, fu costretta a un amaro compromesso: iscriversi al Partito Nazionale Fascista in quanto dipendente pubblica.
Attiva nell'Azione Cattolica, le sue posizioni non allineate ne determinarono l'iscrizione da parte del regime nel Dizionario Biografico degli antifascisti di Sardegna fra gli "oppositori nuoresi". Nel 1943 fu arrestata con l'accusa di spionaggio a favore degli inglesi e detenuta per due mesi in una cella del carcere di Buoncammino a Cagliari. L'esperienza la segnò profondamente definendone la personalità e permettendole di sviluppare una coscienza civile e politica ben precisa.
UNA DONNA SINDACO
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, si tennero in Italia le prime elezioni amministrative dopo la caduta del fascismo. Furono rinnovate tutte le amministrazioni municipali, dopo che i Comuni erano stati retti da sindaci e giunte provvisorie nominate dall'AMGOT al Sud e dal CLN al Nord. A causa della devastazione dovuta alla guerra in tutto il territorio nazionale, la data della tornata elettorale fu demandata alle disposizioni dei singoli prefetti, e variò da marzo a novembre.
Per la prima volta nella storia italiana, anche le donne poterono candidarsi e il 7 aprile 1946 Margherita Sanna venne eletta sindaca di Orune con la Democrazia Cristiana. Detenne l'incarico fino al 1956, tornando alla guida del paese dal 1964 al 1966, quando presentò le dimissioni per motivi di salute.
Nel frattempo, nel 1953 era stata nominata Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica e nel 1956 era stata eletta consigliera provinciale, ricoprendo l’incarico di assessora all’Assistenza per due legislature. Nel corso della sua carriera politica si batté per l'emancipazione femminile.
L'ATTENZIONE PER DONNE E BAMBINI
Durante la sua amministrazione a Orune, dispose la costruzione di un lavatoio municipale che garantisse la sicurezza delle donne permettendo loro di non doversi allontanare troppo dal centro abitato. Fece realizzare un ambulatorio pediatrico e un asilo, favorì nuove opportunità di lavoro per i suoi compaesani, realizzando la prima società cooperativa di pastori della Sardegna in collaborazione con Ennio Delogu, storico veterinario del territorio.
«Ho sempre fermamente voluto che ognuno sia cosciente della propria autonomia di pensiero — sosteneva Margherita Sanna — e sono convinta che dal confronto e dal dibattito nasca la democrazia». E per quanto riguardava i bambini del suo paese: «Voglio che imparino a leggere e a scrivere, voglio che trovino lavoro onesto, voglio che vivano la loro vita al servizio di Cristo nel servizio della comunità».
Altre iniziative riconducibili alla sindaca furono l'istituzione di una mensa scolastica, l'inizio dei lavori di riforestazione nel territorio comunale e la messa a dimora della pineta di Cucumache, alla periferia del paese. Morì a Orune nel 1974, aveva 70 anni.
MARGHERITA SANNA NELLA LETTERATURA
Lo scrittore Carlo Levi, autore del celebre romanzo Cristo si è fermato a Eboli, rimase colpito e affascinato dalla sua figura, tanto da citarla in Tutto il miele è finito, racconto del suo viaggio nel centro della Sardegna. In un passo ambientato nel 1952, Levi racconta: «Il vento soffiava nelle stradette vuote, i monti curvavano i dorsi neri sotto il cielo notturno. Dal municipio uscì una donna dai capelli grigi, avvolta in uno scialle da contadina: era il sindaco di Orune».
Della maestra-sindaca si parla anche nel libro La società del malessere del 1968 di Giuseppe Fiori: «Gennaio '55, altra annata contraria, i pascoli sono gialli. Lascio Orune riflettendo su parole dette dalla sindachessa: "Il bestiame è affamato, e da fame nasce fame". Aveva anche detto: "La siccità non fa chiasso, è flagello poco appariscente. Fosse frana o terremoto, i giornali ne scriverebbero, saremmo aiutati».
Nel 2008 il Comune di Orune ha pubblicato un libro dal titolo Sa Sindachessa Margherita Sanna, che ricostruisce la sua vita. I ritratti di Margherita Sanna e Ninetta Bartoli, sindaca di Borutta eletta anch'essa nel 1946, sono esposti nella Sala delle Donne inaugurata nel 2016 a Palazzo Montecitorio dall'allora presidente della Camera Laura Boldrini. Alle due sindache isolane è dedicata inoltre la sala della Commissione Autonomia del Consiglio regionale sardo.