“Chissà se all'hotel Margherita a Golfo Aranci in Sardegna ascoltano mai Maggese. Così, alcuni giorni fa, Cesare Cremonini ha raccontato sui social come uno dei suoi più grandi successi abbia preso forma proprio in una camera della struttura ricettiva gallurese, pubblicando anche il biglietto recante il brand dell’hotel sul quale aveva scarabocchiato alcuni versi del singolo pubblicato nel 2005. “Fino a quando i telefoni non sono diventati smartphone, le canzoni nascevano sui foglietti degli alberghi”, ha ricordato l’ex frontman dei Lunapop.

Nell’album Maggese, che proprio da quel pezzo prende il nome, era contenuto anche il brano Sardegna, che fra alterne vicende dei personaggi citati nel testo diventa un inno alla bellezza del sole isolano e del carattere dei sardi: “Oh qua in Sardegna splende sempre il sole, anche quando è il caso di far piovere sul cuore! Qua in Sardegna regna il buonumore, anche quando è il caso di nascondere il dolore”.

Suggestioni e atmosfere che non di rado, in passato, hanno incantato i grandi della musica facendo della Sardegna il laboratorio di testi e sonorità che hanno fatto la storia.

FABER, SARDO D’ADOZIONE

Fabrizio De André, è risaputo, fu talmente colpito dall’asprezza selvaggia dei monti della Gallura che fece di Tempio Pausania il suo buen retiro, acquistando nel 1975 centocinquanta ettari di terreno in località L’Agnata e ristrutturando uno stazzo circondato dai graniti dove imparò a coltivare e allevare il bestiame. Oggi è un agriturismo di successo e lì nacquero molti capolavori del cantautore genovese, tanti dei quali con la Sardegna sullo sfondo: da Franziska a Monti di Mola, da Hotel Supramonte a Zirichiltaggia.

Il più grande poeta del secondo '900 italiano, intervistato dalla Rai nel 1996, fotografò la sua visione dell'Isola con una frase diventata un celebre e meraviglioso spot: "La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso".

DE GREGORI CANTA PEPPINO MAROTTO

Anche Francesco De Gregori si è lasciato ispirare da questa terra. Il suo brano Piccola mela del 1975 prende spunto da una canzone popolare di Peppino Marotto, poeta, pastore e sindacalista di Orgosolo. “Il testo è tratto da una canzone popolare sarda – spiegò il Principe della canzone italiana –, la musica è mia ma ricalca certe cose popolari. Mi viene da ridere quando poi vado a fare gli spettacoli ai Circoli Ottobre e mi dicono “De Gregori non fa le canzoni legate alle masse”, tant'è vero che Piccola mela non la capisce nessuno".

Una pira ‘e iberru mi ponzo in sa butzaca, ch’est bianca che nie. Una pira ‘e iberru, po su ch’as fatu a mie ti colen in piatza garrigada ‘e ferru”, recita il testo di Marotto (“mi metto in tasca una pera d’inverno, bianca come la neve. Una pera d’inverno, per quello che mi hai fatto ti portino in piazza carica di ferro”).  Gli fa eco De Gregori: Mi metto in tasca una piccola mela, mi metto in tasca una piccola mela. Ti portassero in piazza con chiodi e catene se davvero non sei sincera”.

Ancora il poeta barbaricino: “Sa fiza ‘e su dottore ch’est una maestrina, fachet tres ripassadas a sos libros d’Omero”. I versi interpretati da De Gregori sono la quasi perfetta traduzione: “La figlia del dottore è una maestrina, la figlia del dottore è una maestrina. E conosce a memoria tutti i libri di Omero, li ripassa tre volte la mattina”.

RINGO STARR, VITA SMERALDA

Quando negli anni ’60, con l’avvento dell’Aga Khan, esplose il fenomeno Costa Smeralda, il batterista dei Beatles Ringo Starr si lasciò ammaliare dalle atmosfere di Porto Cervo, dove trascorse le vacanze estive del 1968. In quelle settimane scrisse il testo di Octopus’s Garden, che interpretò lui stesso come voce. “Ho scritto Octopus’s Garden in Sardegna – scrive il polistrumentista nel libro Anthology –. Peter Sellers ci aveva prestato il suo yacht e siamo usciti. Sul ponte con il capitano abbiamo parlato di polpi. Mi disse che si aggiravano sul fondo del mare alla ricerca di pietre lucenti, lattine e bottiglie da mettere davanti alle loro tane per fare un giardino. Ho pensato che fosse favoloso”. Da lì, nell’immaginario dell’artista, prese forma il giardino del polpo.

AD ALGHERO IN COMPAGNIA DI UNO STRANIERO

L’estate del 1986, la prima della seconda metà dei mitici anni ’80, rese Alghero protagonista di un tormentone musicale che ancora oggi fa cantare e ballare. Alghero/Occhiali colorati è il dodicesimo singolo di Giuni Russo, pubblicato nel giugno di quell’anno come estratto dall'album Giuni dalla casa discografica Bubble Record.

Il brano dedicato alla cittadina catalana era pubblicato sul lato A del singolo. Il testo era della cantautrice siciliana, la musica della produttrice discografica di Sorso, nonché compagna di vita della cantante, Maria Antonietta Sisini. Il grande successo nacque da un’intuizione durante un volo di Giuni Russo verso Fertilia. Racconta con la leggerezza tipica del periodo, e in maniera molto ironica, di una ragazza che vorrebbe disobbedire alla madre fuggendo in Sardegna per trascorrere alcuni giorni “su spiagge assolate” in compagnia di un affascinante straniero. Nel 2014 la città di Alghero ha intitolato a Giuni Russo la piazza panoramica sul Colle Balaguer.

VITA SPERICOLATA

Alcuni anni prima era il 1982, Vasco Rossi si trovava proprio nell’Isola quando avvertì l’esigenza di scrivere un pezzo che sarebbe divenuto iconico: Vita spericolata.

Lo ha raccontato lui stesso nel 2019, pubblicando una foto sui social: “Oggi ho incontrato Il figlio di Attilio Manca – raccontava Blasco – il promoter che organizzò il mio primo concerto in Sardegna nel 1982 al campo sportivo di Assemini. Proprio lì mi venne l’idea di scrivere “voglio una Vita Spericolata” ispirato da questa meravigliosa terra cruda e selvaggia, orgogliosa e fiera, di sassi, di sole e di vento”.

Un’idea straordinariamente felice, dal momento che il brano è diventato per il rocker di Zocca un assoluto cavallo di battaglia.

MOGOL IL PAROLIERE

Quello che unisce il paroliere Mogol alla Sardegna è un legame di vecchia data. Il nome di Giulio Rapetti è legato al sodalizio artistico con Lucio Battisti, anche se ha collaborato, scrivendo testi di rara intensità, con tantissimi altri signori della musica italiana: Renato Zero, Adriano Celentano, Caterina Caselli, Fausto Leali e Riccardo Cocciante per citarne alcuni.

Assiduo frequentatore dell’Isola, nel 2014, insieme al musicista dei Tazenda Gino Marielli, ha composto il brano Sardinia Sardinia che definisce “un inno per la Sardegna, una canzone di benvenuto per chi arriva nell’Isola. Sono molto contento di averlo fatto e torno in Sardegna appena posso perché è un’isola meravigliosa”.

CAPOSSELA, IL FASCINO DELLA MASCHERA

Fra gli autori più recenti, Vinicio Capossela su tutti ha saputo cogliere l'anima più intima della Sardegna. Il poliedrico e raffinato cantautore nato ad Hannover ha visitato spesso le comunità del centro Sardegna portando nei suoi video le maschere e le pelli del carnevale barbaricino, in particolare quella dei Boes di Ottana, in una delle sue canzoni più celebri e struggenti, Ovunque proteggi (2006).

“La prima volta che l’ho vestita in faccia, oscure forze della natura hanno cambiato, da quel momento, il mio modo di sentirmela, la faccia, e ho capito, da dietro quelle fessure di legno, che il mondo è grottesco visto dagli occhi del Minotauro", ha scritto Capossela parlando dell'esperienza di indossare l'evocativa caratza ottanese. "E che solo la pietra nuragica è in armonia con la natura delle cose. Quelle del carnevale di Ottana sono maschere straordinarie, perché invece di travestirti da qualcos’altro mettono a nudo la tua vera natura. Sono maschere che ti smascherano, liberando le tue pulsioni più recondite”.