Una scabrosa storia di violenza nel cuore del Sulcis Iglesiente sul finire degli anni '80. L'omicidio di Gisella Orrù è una di quelle vicende che non si dimenticano, anche perché il caso, raccontato negli anni anche da trasmissioni televisive come Telefono Giallo e Chi l'ha visto?, è rimasto avvolto nel mistero di una ricostruzione incompleta e non del tutto definita. Alla vicenda è dedicata anche l'ultima puntata del podcast Indagini, prodotto da Il Post e condotto dal giornalista Stefano Nazzi.

IL GIALLO DEL POZZO

Gisella Orrù era una 16enne di Carbonia, nel sud della Sardegna. La sera del 28 giugno 1989, scomparve senza lasciare traccia. Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 7 luglio, adagiato in fondo a un sifone dell'impianto idrico nelle campagne di San Giovanni Suergiu.

L'autopsia rivelò che la giovane era stata assassinata con una stilettata al cuore e aveva subito una brutale violenza sessuale. Nelle settimane successive, diverse telefonate anonime raggiunsero la famiglia della vittima. Le indagini condotte dagli inquirenti, nonostante il muro di omertà che circondò l'episodio, portarono all'arresto di quattro persone, tra cui Salvatore Pirosu, amico di famiglia.

VIOLENZA E PROSTITUZIONE

L'uomo, noto come "zio Tore", incalzato dagli investigatori confessò di essere stato presente al momento del delitto, ma negò di avervi partecipato, accusando invece gli altri arrestati. Nonostante le dichiarazioni contraddittorie e prive di riscontri oggettivi, il processo si basò principalmente sulla sua testimonianza. L'arma del delitto non fu mai ritrovata, e molte domande relative alla vicenda rimasero prive di risposta.

Neppure le dinamiche che portarono al ritrovamento del cadavere di Gisella furono mai del tutto chiarite e la ricostruzione di quegli istanti è stata ricca di incongruenze nelle varie fasi processuali.

Sullo sfondo del delitto, le indagini ricostruirono un clamoroso giro di festini a luci rosse con ragazzine che si prostituivano nelle ville della campagna sulcitana. Uno scenario inquietante e "scandaloso" che contribuì a generare un clima di paura e silenzi attorno all'accaduto.

SUICIDI E SCOMPARSI

Insieme a Pirosu, condannato a 24 anni, fu ritenuto responsabile dell'omicidio di Gisella anche un altro uomo, Licurgo Floris, condannato a 30 anni di reclusione. Floris, che si era sempre dichiarato innocente, si suicidò nel carcere di Buoncammino a Cagliari nel 2007, dopo 14 anni di detenzione.

Poco dopo la sua liberazione, nel 2008 Pirosu è scomparso misteriosamente nel nulla e di lui non si hanno più notizie. In tanti continuano a domandarsi se abbia deciso di lasciare la Sardegna per allontanarsi da un terribile passato, o se sia stato ucciso da qualcuno per vendetta in seguito alla sua collaborazione con la giustizia che gli valse anche uno sconto di pena.

A distanza di anni, la verità completa sul giallo del pozzo è ancora custodita gelosamente da chi, forse, non può più raccontarla.