Sono passati quasi 30 anni dalla strage di Pedesemene. Tre decenni che non sono bastati a ricostruire la verità storica completa di uno dei casi più drammatici della cronaca nera recente in Sardegna e in Italia. Un bagno di violenza e sangue che sconvolse l'opinione pubblica fino a quel punto distratta dalle vacanze e stordita dalla canicola ferragostana.

Il 16 agosto del 1995, i carabinieri Walter Frau e Ciriacu Carru e due banditi persero la vita in seguito a un conflitto a fuoco ingaggiato mentre un commando di rapinatori preparava ad assaltare un furgone portavalori sulla Sassari-Olbia.

I FATTI

Nel pomeriggio del 16 agosto del 1995, i carabinieri Ciriaco Carru (32enne di Bitti, sposato e con un figlio di 3 anni) e Walter Frau (29 anni, di Ossi), in servizio al Nucleo radiomobile di Ozieri, erano alla ricerca di un'autobetoniera rubata durante la notte a Olbia.

Intorno alle 15:20, i due informarono via radio la centrale di aver individuato il mezzo in località Pedesemene, non distante da Chilivani. All'interno della betoniera, aggiunsero, avevano adocchiato diverse armi da fuoco, al suo fianco un altro veicolo rubato. Durante la comunicazione, Carru e Frau informarono i colleghi di aver proceduto all'arresto di un uomo sorpreso sul posto. Si trattava di Salvatore Antonio Giua, originario di Buddusò.

Pochi istanti dopo, secondo quanto ricostruito dai processi, due banditi armati di Kalashnikov, che erano riusciti a ripararsi dietro un muretto a secco, aprirono il fuoco contro i carabinieri sorprendendoli alle spalle. Si trattava di Graziano Palmas e Andrea Gusinu, ai quali Carru e Frau risposero immediatamente con le armi in dotazione.

L'appuntato Carru ferì Palmas, poi si voltò e uccise Giua, che stava tentando di allontanarsi dallo spiazzo dove era stato fermato. Palmas, seppure ferito, continuò la sua azione di fuoco uccidendo il carabiniere di Bitti.

Nel frattempo, Walter Frau, che aveva attraversato la statale dirigendosi verso una strada di penetrazione agraria, aveva aperto il fuoco contro Gusinu colpendolo, ma venne raggiunto dagli spari di un altro componente della banda, Sebastiano Prino, e poi finito con altri due colpi. A quel punto i banditi fuggirono cercando di far perdere le proprie tracce.

In serata, mentre Gusinu e Palmas rientravano a Padru, trovarono ad attenderli un posto di blocco. Palmas guidava il camioncino sul quale viaggiavano: arrestò la marcia e si suicidò con un colpo di pistola per sfuggire all'arresto. Gusinu, ferito durante il conflitto, venne arrestato dai carabinieri.

LE INDAGINI

Nei giorni successivi, le indagini serrate degli inquirenti portarono all'individuazione degli altri membri del gruppo: Salvatore Sechi di Olbia, Sebastiano Demontis di Buddusò, Sebastiano Prino di Arzachena, Cosimo Cocco di Bonarcado e Milena Ladu di Olbia. Nel luogo del massacro vennero trovati centinaia di bossoli a terra e un vero e proprio arsenale abbandonato dai banditi in fuga: due mitra Kalashnikov, una mitraglietta, tre fucili, cinque pistole e sei candelotti di gelatina che sarebbero serviti per assaltare il portavalori atteso lungo la statale.

I PROCESSI

Il 26 luglio 1997, in primo grado, Gusinu, Sechi, Demontis e Prino furono condannati all'ergastolo. Per Cocco, pentitosi, la condanna fu a 22 anni mentre per Milena Ladu a 25. In appello, un anno più tardi, gli ergastoli furono confermati, mentre la pena dell'unica donna coinvolta fu ridotta di un anno e quella di Cocco aumentata di 2.

Nonostante le numerose e pesanti sentenze, gli inquirenti erano convinti del coinvolgimento di ulteriori complici dal profilo criminale più complesso, a carico dei quali, però, non sono mai stati trovati elementi validi per istruire un processo.

ONORIFICENZE

Ciriaco Carru e Walter Frau vennero insigniti della medaglia d'oro al valore militare alla memoria con le seguenti motivazioni.

Per Carru: «Capo equipaggio di nucleo radiomobile in area ad elevata densità criminale, che mentre con il militare autista procedeva all'arresto di un malvivente, che vigilava su due automezzi, con armi a bordo, poco prima rubati, veniva investito improvvisamente da violenta azione di fuoco incrociato attuata dai complici del predetto malvivente che si apprestavano a rapinare un furgone portavalori. Incurante della situazione di palese inferiorità non si sottraeva all'impari scontro e si lanciava contro i banditi, riuscendo a ferirne uno con l'arma in dotazione finché, colpito mortalmente, non si accasciava esanime al suolo. Tale azione impediva la consumazione della rapina e rendeva possibile la identificazione e la cattura dell'intera organizzazione. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all'estremo sacrificio.».

Per Frau: «Conducente di nucleo radiomobile in area ad elevata densità criminale, mentre con il proprio capo equipaggio procedeva all'arresto di un malvivente, che vigilava su due automezzi, con armi a bordo, poco prima rubati, veniva investito improvvisamente da violenta azione di fuoco incrociato attuata dai complici del predetto malvivente che si apprestavano a rapinare un furgone portavalori. Incurante della situazione di palese inferiorità non si sottraeva all'impari scontro e si lanciava contro i banditi, riuscendo a ferirli con l'arma in dotazione finché, colpito mortalmente, non si accasciava esanime al suolo. Tale azione impediva la consumazione della rapina e rendeva possibile la identificazione e la cattura dell'intera organizzazione. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all'estremo sacrificio.».