"Gli uomini della scorta sono un po' la storia d'Italia. Raccontare la loro storia non solo ne porta avanti la memoria... perché infatti, da ora... la scorta siete un po' anche voi!".

I protagonisti di questa storia, una storia di popolo come la definisce il narratore, vengono dalla resistenza: al fascismo, alla violenza, alla fame. Hanno percorso vie diverse: dalle montagne partigiane alle catene di montaggio. Sono arrivati a una medesima destinazione: il Partito comunista italiano. Che a un certo punto delle loro vite si incarna nella figura di un uomo, Enrico Berlinguer.

Luca Telese -giornalista, saggista, autore e conduttore televisivo- porta al Teatro Massimo "La Scorta di Enrico", spettacolo tratto dall'omonimo libro. L'evento conferma, anche per il 2025 appena iniziato, il successo del ricchissimo e variegato calendario del CeDAC.

Telese racconta con pathos, emozione e commozione Enrico Berlinguer, quintessenza di sardità che l'Italia scoprirà tutta assieme, in tutta la sua potenza, e gli uomini con cui condividerà buona parte della sua quotidianità.

Una storia di resistenza e memoria

In quel tempo, che raccontiamo anche perché potrebbe aiutarci nei nostri tempi, non c'erano raccomandazioni, c'erano le presentazioni. Un esempio rappresenta la lettera, vergata a macchina, per il compagno Alberto Menichelli, fondatore di una scorta nata negli anni d'oro: gli anni del Cagliari di Gigi Riva, del boom economico, dell’Italia che -dalle macerie della guerra- si avvia ad un accesso popolare al consumo... ma purtroppo, anche dell'inizio degli anni di piombo, con la strage di Piazza Fontana.

“Non c’è apologia, e nemmeno agiografia in questo racconto: solo un’asciutta e preziosa esattezza, in cui la normalità di quella classe dirigente, rispetto alla irresponsabile follia di quella presente, sembra davvero un bene rifugio” - scrive Telese - che unisce la sua voce a quelle degli uomini della scorta, dei figli di Enrico, dei preziosi archivi dell’epoca, e costruisce un racconto corale - che abbraccia tre generazioni- di una stagione insieme perduta e attualissima.

Perché la storia non è finita e le sfide che non solo la sinistra, ma l’Italia tutta si trova davanti arrivano dritte da quei giorni.

"Quello emesso dalla scorta di Berlinguer non è il sospiro nostalgico per un passato che non tornerà mai: è il seme di una storia che oggi può far nascere nuovi frutti con il suo esempio. Una, dieci, mille, scelte di vita!".