Sono passati 31 anni da quel 2 marzo 1994, quando l’elicottero Agusta A109 della Guardia di Finanza, identificato con il codice "Volpe 132", scomparve improvvisamente dai radar mentre sorvolava il mar Tirreno, al largo di Muravera, presso la costa sud-orientale della Sardegna. Una tragedia ancora oggi avvolta nel mistero.

Una ricognizione programmata

Nel pomeriggio del 2 marzo 1994, il comando della sezione aerea di Elmas della Guardia di Finanza aveva programmato una missione di ricognizione costiera notturna per la repressione di traffici illeciti, che avrebbe interessato il golfo degli Angeli fino a Capo Carbonara e Capo Spartivento. A un elicottero delle Fiamme Gialle sarebbe stato affiancato il guardacoste G63 Colombina.

A bordo del velivolo, decollato alle 18:44 dall'aeroporto militare di Elmas, salirono il maresciallo pilota Gianfranco Deriu, 41enne di Terralba, e lo specialista Fabrizio Sedda di Ottana, 28 anni. Dopo una serie di contatti intercorsi con la motovedetta, alle 19:18, mentre sorvolava le acque al largo di Muravera, l'elicottero virò improvvisamente invertendo la rotta e dirigendosi a nord-ovest, in direzione del massiccio dei Sette Fratelli. Subito dopo se ne persero le tracce, le comunicazioni si interruppero e i radar di sorveglianza smisero di registrare la sua posizione.

Ricerche, indagini e ipotesi

Le ricerche iniziarono immediatamente, con unità navali e aeree impegnate a scandagliare il tratto di mare interessato. Tuttavia, né l’elicottero né i corpi dei due membri dell’equipaggio furono mai ritrovati. Una situazione che ha alimentato numerose teorie, dalle ipotesi di guasto tecnico fino a quelle più inquietanti.

Fra il 3 e il 6 marzo vennero recuperati alcuni frammenti che si riveleranno essere del Volpe 132: una parte di fusoliera, un pezzo di elica, due portelloni e l'elmetto del brigadiere Sedda. Vennero rinvenuti a 40 km dal luogo in cui l'elicottero aveva mostrato la sua ultima posizione sui radar e dalla parte opposta rispetto a quella che l'equipaggio aveva comunicato di voler raggiungere.

Tra le possibilità più dibattute c'è quella di una esplosione in volo, ipotizzata da alcuni testimoni che dichiararono di aver visto un bagliore improvviso nel cielo e aver udito un boato poco prima della scomparsa del velivolo. Fra le ipotesi vagliate anche l'abbattimento a opera della criminalità organizzata transnazionale nell'ambito del traffico di armi o rifiuti tossici. Altri suggerirono la possibilità di una collisione con un aereo non identificato o addirittura di un abbattimento accidentale. Tuttavia, l’assenza di rottami e di tracce concrete rese impossibile una conferma definitiva.

Un mistero senza risposte

Nonostante le numerose indagini e le interrogazioni parlamentari susseguitesi negli anni, la vicenda dell’elicottero Volpe 132 rimane un caso irrisolto. Molti la paragonano alla tragedia di Ustica del 1980, definendola "l’Ustica sarda" per le somiglianze nella dinamica della scomparsa e nelle difficoltà nel ricostruire l’accaduto.

Oggi, a 31 anni dalla tragedia, il ricordo di Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda è ancora vivo nella comunità della Guardia di Finanza, mentre le famiglie delle vittime continuano a chiedere verità e giustizia. Il mare di Sardegna continua a custodire il segreto di quella sera di marzo, rendendo la vicenda del Volpe 132 uno dei misteri più clamorosi della storia recente dell’Isola.