Non è la storia di Ulisse, ma l’odissea quotidiana - come lui stesso la descrive - di chi, come Maurizio Corona, combatte non solo contro una malattia invalidante, ma anche contro un sistema che sembra voler ignorare i bisogni più essenziali. Maurizio convive da anni con la distrofia muscolare e da febbraio 2025 attende una nuova carrozzina. La sua attuale ha quindici anni, è ormai a pezzi, ma il percorso per ottenere quella nuova è una corsa a ostacoli fatta di attese, silenzi e risposte che non arrivano.

Tutto inizia in via Romagna a Cagliari, sede della Asl N°8 e del servizio assistenza protesica. Qui, il primo passo è la richiesta alla Home Care Solutions, l’azienda vincitrice dell’appalto regionale per la fornitura di ausili - spiega Maurizio - ma questa azienda tratta solo carrozzine usate. Se non ne ha una simile a quella prescritta dallo specialista, allora subentra la Asl con le sue carrozzine standard: tutte uguali, inadatte a chi ha bisogno di un presidio su misura. “Non posso stare seduto 16 ore su una carrozzina qualsiasi e come me tanti altri. Non siamo tutti uguali, e nemmeno le nostre patologie lo sono. Serve una carrozzina che calzi a pennello, comoda, sicura, che diventi parte del nostro corpo”.

Un tempo si andava nel negozio di ortopedia di fiducia, con un tecnico che prendeva le misure e creava un progetto personalizzato. Il progetto veniva autorizzato poi dalla Asl e in un mese la carrozzina era a casa. Oggi, dopo due mesi, la Home Care Solutions invece non ha ancora risposto. Nel frattempo, Maurizio resta in bilico tra attese infinite e carrozzine “standard” che potrebbero complicare la sua vita, invece che aiutare. “È come se mi cucissero addosso un abito troppo stretto o troppo largo, che dovrò indossare tutti i giorni della mia vita”, racconta. “Ma questa non è moda, è dignità”.

Ai signori economisti che hanno deciso di risparmiare sugli ausili ortopedici – dice Maurizio – vorrei chiedere che effetto fa sapere che vengono consegnati senza tecnico, senza sanificazione, a volte sporchi, e con mesi di attesa. Così la carrozzina, se mai arriverà, sarà comunque inadatta, il collaudo verrà bocciato, e il calvario continuerà.”

Siamo stufi di essere considerati figli di un Dio minore. Non voliamo, non camminiamo, usiamo le ruote. Ma non rendeteci la vita ancora più dura. Vogliamo solo sentirci maledettamente, dignitosamente e orgogliosamente vivi sino alla fine”, perché una carrozzina non è un optional, è libertà e indipendenza.