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Sabato 20 febbraio 2010, Teatro Ariston di Sanremo, Antonella Clerici annuncia i tre finalisti del 60° Festival della canzone italiana quando va in scena una delle pagine più "epiche" della storia della celebre kermesse.
Il pubblico, come spesso accade, rumoreggia di volta in volta per il risultato che va profilandosi e, quando la conduttrice arriva ad annunciare i tre finalisti, l'orchestra mette in atto una vera e propria rivolta dai toni assolutamente inediti e scomposti: urla di malcontento, pollice giù, spartiti che volano, polemiche e strumenti in aria in segno di protesta.
La platea e la galleria dell'Ariston si lasciano trascinare in un clima di crescente delusione e disappunto urlando contro i nomi dei classificati alla finalissima: Marco Mengoni (col brano Credimi ancora), il trio Pupo - Emanuele Filiberto - Luca Canonici (Italia amore mio) e Valerio Scanu, che trionferà con la canzone Per tutte le volte che....
IL CONTESTO
L'ex concorrente di Amici, originario di La Maddalena, nonostante la giovane età (20 anni) era tra i favoriti grazie a un forte seguito di pubblico. Nella serata finale ebbe la meglio su una concorrenza agguerrita di artisti del calibro di Marco Mengoni, Noemi, Arisa, Malyka Ayane e Simone Cristicchi. Tuttavia, la competizione fu segnata da polemiche sul sistema di votazione, che prevedeva il televoto come elemento decisivo nella selezione del vincitore, tanto da ribaltare il giudizio della giuria.
LA RIVOLTA
Dopo l'annuncio dei tre finalisti, l'orchestra, in segno di protesta, lanciò gli spartiti in aria. Un gesto simbolico interpretato come un chiaro dissenso verso il risultato, ritenuto influenzato dal televoto più che dalla qualità musicale. Altri artisti, infatti, avevano ricevuto valutazioni migliori da parte della giuria tecnica.
La protesta metteva in evidenza il crescente squilibrio tra il voto popolare, spesso legato alla notorietà televisiva degli artisti, e quello degli esperti di musica. La vittoria scatenò accesi dibattiti sui social e nei media, portando a riflessioni sulla necessità di riformare il sistema di voto del Festival. Negli anni successivi, Sanremo ha progressivamente bilanciato il peso del televoto con giurie tecniche e demoscopiche, nel tentativo di evitare nuove contestazioni simili.
CLERICI: «FINALISTI VOLUTI DAL PUBBLICO»
La conduttrice Antonella Clerici, a fatica, cercò di dialogare con l'orchestra e riportare il pubblico a più miti consigli. «C'è una scissione precisa tra quello che ha votato l'orchestra e quello che ha votato il pubblico a casa perché su Malyka Ayane e Cristicchi c'è proprio stato il disaccordo totale», commentò mentre in sala regnava il caos.
«L'orchestra vorrebbe rendere pubblico il suo voto», intervenne il maestro Marco Sabiu. «Io non ho mai visto l'orchestra buttare gli spartiti. Ma che è?», rispose Clerici mentre il pubblico insorgeva urlando «Vergogna! Venduti!».
«Signori — rispose la conduttrice —, purché io sia abituata al tifo da stadio, capisco la vostra contrarietà, ma vi prego sennò non riusciamo ad andare avanti. Possiamo non essere d'accordo. L'orchestra ha votato per Mayka Ayane o Cristicchi, ma il televoto è il voto popolare, quindi è la gente da casa che ha voluto i tre finalisti. Esistono delle regole quindi il popolo è sovrano. I tre finalisti di stasera sono Marco Mengoni, Pupo, Valerio Scanu». Sarà poi proprio il cantante sardo a portare a casa la vittoria un anno dopo l'affermazione del conterraneo Marco Carta.
TELEVOTO VS ORCHESTRA
Lo stesso direttore artistico di Sanremo, Gianmarco Mazzi, ribadì nei giorni successivi di essere contrario al sistema del televoto: «È in apparenza il più democratico e giusto ma nella realtà non lo è. Favorisce i personaggi popolari e artisti che appartengono a determinate zone di Italia, perché stimola il campanilismo. Chi verrà dovrà fare modifiche, si dovrà lavorare a un sistema nuovo».
Mazzi stigmatizzò però il comportamento degli orchestrali: «E’ inaccettabile, mi aspettavo una reazione da professionisti. Hanno confuso il Festival con l’avanspettacolo». Opinione condivisa dai vertici Rai, dal capostruttura Antonio Azzalini («roba da osteria»), e dal direttore Mazza: «La situazione poteva degenerare in galleria dove il clima era incandescente».
SCANU: «TUTTO ORGANIZZATO»
Valerio Scanu è tornato di recente sull'episodio. «Per me si vede tutto in maniera chiara, una scenetta teatrale organizzata prima, si vede che tutti ridono», ha commentato in un intervista. «Penso che se fosse stata davvero una protesta allora non avrebbero dovuto ridere; non dico che l’hanno deciso proprio al momento, ma qualcosa prima».