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Nel cuore della Lombardia, la cittadina di Salò ha compiuto un passo significativo nella sua evoluzione storica e culturale, con una decisione che ha suscitato ampi dibattiti: la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. L'atto, approvato dal Consiglio comunale, segna un momento simbolico per la città che, durante la Seconda guerra mondiale, fu sede della Repubblica Sociale Italiana (RSI), il regime fascista guidato dallo stesso duce.
Un gesto di rottura col passato
La decisione di revocare l'onorificenza a Mussolini arriva dopo anni di discussioni e sollecitazioni da parte della società civile e delle istituzioni locali. La cittadinanza onoraria, conferita a Mussolini nel 1924, era stata motivo di divisione e riflessione soprattutto nelle ultime decadi. Se da un lato alcuni vedevano la revoca come un atto necessario per allontanarsi dalle ombre del fascismo, dall'altro si riteneva che mantenere l'onorificenza fosse una forma di preservare la memoria storica di un periodo drammatico ma cruciale per la storia d'Italia.
L'atto del Consiglio comunale di Salò, che è avvenuto in un clima di crescente riflessione storica, va oltre la semplice rimozione di un riconoscimento formale: rappresenta una rottura con un passato. La decisione si inserisce in una dinamica nella quale numerosi comuni italiani stanno riesaminando il loro rapporto con il fascismo e la figura di Mussolini, cercando di rivedere gli onori a lui conferiti durante il regime.
Il dibattito è aperto
Nonostante la revoca, il dibattito sulla memoria storica e sulle onorificenze a Mussolini rimane vivo. Alcuni comuni italiani continuano a lottare con la decisione di rimuovere o meno i riconoscimenti conferiti al Duce, e le discussioni sono sempre più frequenti a livello nazionale. La questione non è solo legata ai simboli, ma al modo in cui la società interpreta e affronta il suo passato.
Fra i tanti consigli comunali che negli ultimi anni hanno revocato la cittadinanza onoraria a Mussolini vi sono Torino (2018), Firenze (2019), Genova e Palermo (2023) .
Oristano dice "no" alla revoca
Un'analoga iniziativa fu proposta nel 2021 anche a Oristano, con Andrea Lutzu sindaco. Il Consiglio comunale si espresse per non revocare l'onorificenza conferita al duce nel 1924 scatenando aspre polemiche. La mozione, presentata da una parte dell'opposizione, venne respinta dall'assemblea suscitando l'indignazione dell'Anpi.
Lo stesso primo cittadino intervenne sulla vicenda con queste parole: "Mi sorprende la violenza verbale usata per criticare una scelta democratica, che può non essere condivisa, ma che deve essere rispettata. Capisco che sia facile e forse comodo leggere quel voto strumentalmente, dimenticando le motivazioni che lo hanno accompagnato - spiegò Lutzu -. Capisco molto meno l'atteggiamento dell'Anpi con cui come istituzione comunale abbiamo sempre intessuto un rapporto leale e corretto. Quella stessa Anpi che rappresenta e testimonia il sacrificio di quegli eroi partigiani della Seconda Guerra Mondiale che ci hanno affidato la custodia dei valori democratici, primo fra tutti quello della libertà. E capisco ancora meno chi ci ha schernito con il saluto romano al termine della votazione e poco prima ci ha accusato di strizzare l'occhio al fascismo. Sono situazioni inaccettabili e inqualificabili".
"Mussolini- aggiunse il sindaco in quella occasione - è stato consegnato alla storia come un dittatore il cui operato è da condannare senza indugio. Ma fa parte della nostra storia, così come ne fanno parte i Savoia dei quali ciclicamente si chiede la revoca dell'intitolazione di strade e monumenti. Gli estremismi sono inaccettabili da qualsiasi parte arrivino, da destra e da sinistra. Non riesco ad evitare di considerare estremisti i ragionamenti di chi in questi giorni nega il diritto di 14 consiglieri comunali di respingere una mozione".
Il medesimo dibattito aveva interessato due anni prima, nel 2019, la comunità di Terralba, sempre nell'Oristanese. Anche in quel caso, la proposta di revocare la cittadinanza onoraria al fondatore del fascismo avanzata da un comitato, sostenuto da un'imponente raccolta firme, venne respinta dall'aula consiliare.