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Una serata di follia culminata con l'omicidio di un uomo poco più di un anno fa ad Arzachena. Accusato del delitto è il 28enne Michele Fresi, che il 27 dicembre 2023 avrebbe colpito ripetutamente il padre Giovanni, orafo 58enne, aggredendolo con una mazza di legno e facendolo stramazzare al suolo privo di vita.
Pochi giorni fa, il 18 febbraio, il giovane è tornato sulla vicenda per la prima volta, intervenendo nel corso del processo a suo carico presso la Corte d'Assise del Tribunale di Sassari. «Non ricordo…», ha esordito Michele Fresi, ricostruendo a fatica insieme al suo avvocato, Pierfranco Tirotto, e alla pm Claudia Manconi quella serata di violenza.
«AVEVO ASSUNTO LSD E COCAINA»
«Avevo preso dieci francobolli di Lsd e stavo molto male - ha aggiunto -, allora ho preso la cocaina per placare il mio malessere ma, anziché stare meglio, mi ha fatto ancora più male e da quel momento non ricordo più nulla: buio totale. Ricordo solo che qualcuno a un certo punto mi ha detto: “Tuo padre non ce l'ha fatta”. Io gli ho risposto: “Perché? Cosa c'entra mio padre?”».
Una ricostruzione agghiacciante delle fasi che hanno portato alla morte di Giovanni Fresi, al ferimento della fidanzata dello stesso Michele, Sofia Maria Vasiliu, e di due carabinieri intervenuti sul posto per fermare il giovane andato in escandescenza.
Di quei giorni di festività natalizie, Fresi ha una memoria confusa: «Ricordo il pranzo coi parenti del 26 dicembre, del 24 e 25 dicembre non ricordo nulla. Non mi piacciono le festività, da sempre». Significativa l'assenza di rapporti con la madre: «Non l'ho sentita in quei giorni, non la sento mai in occasione delle feste. Succede da quanto avevo 16 anni, non mi ha scritto da quando sono in carcere né è venuta a trovarmi», ha spiegato rispondendo alle domande del suo legale.
«SIAMO INVASI DAGLI ALIENI»
«Di quella sera non ricordo di aver parlato con qualcuno, non ricordo ambulanze e non ricordo che mio padre è venuto a prendermi. Non ricordo nemmeno di aver preso la mazza ed essere uscito col bastone in mano. L'unico ricordo che ho sono i lampeggianti blu, mi sono sentito in pericolo perché li ho associati ai carabinieri».
Durante l'udienza del 10 dicembre, era emerso come Fresi, letteralmente fuori di sé in quelle ore, scalzo e a petto nudo per le vie del centro, delirasse raccontando: «Siamo invasi dagli alieni, ne ho ucciso uno, aveva preso le sembianze di mio padre».
All'interno dell'abitazione del giovane, i carabinieri avrebbero rinvenuto ingenti dosi di Lsd e altre droghe, nonché una serra di marijuana.
FATALE UNA MAZZATA ALLA TESTA
A ricostruire le cause della morte di Giovanni Fresi è stato, nelle scorse udienze, il medico legale Salvatore Lorenzoni, che ha eseguito l'autopsia sul corpo dell'orafo. L'orafo, intervenuto per calmare il figlio e riportarlo a casa, vedendosi aggredito aveva cercato di parare i colpi di mazza riportando fratture al braccio e all'avambraccio sinistri.
Fatale, secondo quanto ricostruito da Lorenzoni, una bastonata in testa che ha tramortito la vittima facendola crollare a terra priva di sensi. L'aggressione sarebbe poi proseguita con altri tre colpi dalla parte opposta del capo. Il 58enne è morto poco dopo all'ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, dove era arrivato in coma.
«ERA STRAFATTO, CONTINUAVA A RIPETERE: SONO FANTASTICO»
Sofia Maria Vasiliu, fidanzata dell'imputato, ha ricostruito nelle scorse settimane le ultime ore trascorse con Michele: «Mi ha chiamata alle 22, mi ha chiesto di raggiungerlo a casa sua per scambiarci gli auguri. Quando sono arrivata lui era chiaramente strafatto. Mi ha detto che aveva preso sette cartoncini di acido. Ho capito che aveva bisogno di aiuto. Era molto agitato, ho cercato di tranquillizzarlo e abbiamo parlato per un paio d'ore. Ha fatto due tiri di cocaina e fumato una sigaretta».
Ancora: «Era sempre più agitato. Continuava a ripetere: "Sono fantastico, sono forte". L'ultima cosa che ricordo è lui che mi si avvicina, poi più nulla». Fresi l'aveva colpita con numerosi pugni e colpi di mazza. «Mi sono risvegliata nella casa, da sola. Sono uscita, sanguinavo e ho chiamato il 118. Sono viva per miracolo».