Se nel resto dell’Europa una strada viene riasfaltata ogni 5 anni, in Italia bisogna aspettare che ne passino 11 prima del rifacimento del nuovo manto stradale. Da noi, poi, il tempo sembra ancora più lungo, perché il deterioramento, ma anche questo non è più uno scandalo nel senso che ormai ci siamo abituati, è anticipato rispetto alle medie europee. Tecnicamente, le buche si chiamano “punti neri”, ma è una definizione edulcorata in quanto non consente la percezione reale dei pericoli che si nascondono dietro i mancati interventi di manutenzione della sede stradale.

Si tratta di bruschi dislivelli, di crepe o fossi che spesso raggiungono una profondità anche di 30 cm. Dal nord al sud della Sardegna, anche generalizzando, non c’è il rischio di incorrere in degli errori: sono davvero poche le località che possono chiamarsi fuori da una realtà che presenta buche-killer un po’ dappertutto. Sulle strade extraurbane, rispetto a quelle urbane, l’incidenza del dissesto stradale è minore, ma le parti sconnesse, a volte neppure sufficientemente segnalate,  della SS 131 sono da brividi. Il fenomeno naturalmente si acuisce durante la stagione invernale, quando bastano piogge neanche troppo violente per causare  danni sulla carreggiata tali da creare seri pericoli per gli automobilisti. Oggi si dirà che certi interventi manutentori, per quanto indispensabili, non possono essere eseguiti per mancanza di fondi. Bisogna sottolineare, però, che la situazione di dissesto è una costante tutta italiana e sarda che ha poco a che fare con la crisi degli ultimi 2-3 anni.

Certo, se prima le cause erano maggiormente l’indifferenza e l’irresponsabilità, ora, oltre a queste, c’è pure la difficoltà di reperire i soldi per la sistemazione delle nostre strade. Insomma, piove sul bagnato, è il caso di dire, come sempre. Più puntuali, invece, arrivano le multe per gli automobilisti. Lì non sono tollerate l’ignoranza delle cose o le distrazioni, così come le cause di forza maggiore: si deve pagare e basta, non c’è tempo per le interpretazioni. E così succede che una cittadina straniera non metterà più piede in Sardegna perché dopo aver trascorso le ferie senza che i vigili, quotidianamente presenti sul posto, le abbiano mai fatto notare un divieto di accesso, si è ritrovata alla fine delle vacanze un totale di 1600 euro da pagare.  La giovane turista meno, ma le casse comunali hanno potuto sorridere. Forse un po’ di equilibrio non guasterebbe, anche perché, nel caso di chi visita la Sardegna, si deve fare di tutto perché la gente non scappi, ma resti e ritorni di nuovo. 

Sotto questo aspetto, è uno strano Paese il nostro: la precisione, il rispetto delle regole e quant’altro riguardano soltanto i cittadini e non anche le amministrazioni pubbliche che invece, attraverso i loro personale, ma non tutto, funzionano “a responsabilità limitata” tutte le volte che c’è da rispondere della proprie inefficienze e trasgressioni. Anche questa però è storia vecchia. Eppure, quando si dice che bisogna rimboccarsi le maniche, proprio da qui bisognerebbe ripartire, perché senza le “fisse” dell’efficienza, della responsabilità e del senso delle istituzioni, a tutti i livelli, non si va, e non è un modo di dire, da nessuna parte.

Non ci sono manovre economiche, riforme o lotta all’evasione che possano raggiungere gli obiettivi stabiliti e attesi se alle loro fondamenta le classi dirigenti del Paese sono sprovviste delle caratteristiche o  requisiti citati. Naturalmente, in presenza di prospettive che allegre non sono, noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte, denunciando e collaborando tutte le volte che c’è da fare l’uno e l’altro. In sintesi, non possiamo dire, partendo dalla classe politica, che questa non è affidabile e poi