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"Impossibile pensare o aspettarsi che le parole spieghino il dolore del dramma familiare avvenuto a Nuoro. Si rabbrividisce solo a tentarci. Giusi, Martina, Francesco, Paolo e Roberto. I loro nomi non sono un elenco, ma una storia interrotta, un'umanità negata e tradita. E sono tutti vittime. Anche Roberto, vittima di se stesso, del suo (forse) mal di vivere, che (forse) non amandosi ha voluto trascinare nel baratro della morte chi lo amava, come sua figlia che l'aveva indicato come 'l'amore più grande della sua vita'".
Sono le parole del vescovo della Diocesi di Nuoro, monsignor Antonello Mura, interpellato dall'Ansa sulla tragica vicenda avvenuta nel capoluogo barbaricino, dove la strage in famiglia ha lasciato la comunità sotto choc. "Questa sconfitta dell'amore ne ricorda anche la sua fragilità, soprattutto quando, pur trovando posto nel nostro cuore, non riesce ad affrontare e a superare le prove della vita - prosegue -. La tristezza e lo smarrimento che hanno raggiunto parenti, amici e opinione pubblica è evidente anche in tutte le comunità parrocchiali, e ci lascia molti interrogativi e qualche impegno, oltre alla preghiera. La violenza è una 'presenza' che non va negata o rimossa, tantomeno banalizzata. Al contrario va riconosciuta, narrata, denunciata. Parliamone in famiglia e in comunità, come nella scuola".
"Non sorvoliamo con facilità sulle parole e sui gesti che potenzialmente possono diventare tossici - osserva -. Rivelerebbe che non abbiamo occhi per vedere quante relazioni, anche le più intime, rischiamo di diventare un problema sociale. Occorre continuamente riconciliarsi, costruire alleanze educative, rapporti di stima vicendevole, d'amore, di libertà, di reciprocità. Oggi ce lo chiedono i volti atterriti di un figlio (Sebastiano) e di una madre (Maria Esterina) fortunatamente solo feriti, ce lo impongono le loro grida - conclude l'alto prelato -. Ora anche Dio fa silenzio, e si accosta con discrezione alle vittime e ai feriti, non smettendo di indicare un'altra strada, un altro modo di essere e di vivere, e continua a rispettare la nostra libertà e, ancora una volta, la ama fino a morirne".
LA STRAGE FAMILIARE – Secondo quanto ricostruito fino ad ora, intorno alle 7:00 di mercoledì 25 settembre, Roberto Gleboni, nuorese di 52 anni, residente in via Ichnusa, operaio forestale, incensurato, per cause in corso di accertamento, ha esploso diversi colpi di arma da fuoco con una pistola calibro 7.65, legalmente detenuta. Ha ucciso la moglie, Maria Giuseppina Massetti di 43 anni, la figlia Martina venticinquenne, e ferito altri due figli minori di 14 e 10 anni.
L’omicida, dopo aver sparato anche a un vicino di casa, Paolo Sanna, 69 anni, incontrato casualmente sul pianerottolo, ha raggiunto l’abitazione della madre Maria Esterina Riccardi, in via Gonario Pinna. Dopo averla aggredita e ferita gravemente con un colpo di pistola, si è tolto la vita con la medesima arma. Il figlio più piccolo Francesco, 10 anni, e il vicino Paolo Sanna, dopo aver lottato con tutte le forze rimaste, sono morti in serata all'ospedale San Francesco di Nuoro.
L’autopsia sui corpi delle cinque vittime è prevista sabato mattina all'ospedale Brotzu di Cagliari.