Man mano che ci si avvicina verso la data del voto referendario del 4 dicembre, i toni ora sempre più accesi, ora più esasperati e spesso biechi di una campagna elettorale reiteratamente e colpevolmente fatta di colpi ad effetto, quelli sì geniali, per abbindolare l’elettore e, dunque, prive di credibili contenuti, offrono un’immagine dell’Italia di cui forse non è il caso di andarne troppo orgogliosi.

Se osserviamo bene, i metodi e i modi di approccio dei nostri politici verso i cittadini risentono, come dire, di una generalizzata visione anti-darwiniana dell’uomo, perché sono gli stessi di quaranta o cinquant’anni fa. Al netto, naturalmente, del mutamento degli strumenti comunicativi per effetto dei raggiunti progressi tecnologici. Dei quali la classe politica si è servita in modo subdolo per affilare le armi della persuasione e del convincimento.

Insomma, altro che egregi cittadini! Che solo a parole sono ex gregge, perché, di fatto, sono visti e considerati, piuttosto, sempre pecoroni, ignoranti o, nella migliore delle ipotesi, comunque eternamente ricattabili.

Da questo punto di vista, la crescita culturale e civica degli ultimi trenta/quarant'anni non é servita alla classe politica per mettere l’elettore e il cittadino al centro della dinamica, quella vera e concreta, politica e democratica del nostro Paese.

Ecco, vedere oggi la grande platea dei giovani elettori diplomati e laureati, in particolare quelli che cercano un lavoro, letteralmente ignorati o raggirati dai governanti di turno e in generale da una classe politica omogenea, compatta e inossidabile in quanto egoismi e a promesse da eterna campagna elettore, fa impressione, ma soprattutto rabbia. Perché, come detto,  vengono offese innanzitutto le intelligenze delle persone e allo stesso tempo la loro cultura e le loro competenze.          

Né passa inosservata la considerazione che  la classe politica, nei vari ricambi generazionali, è fatta in modo decisivo da giovani eredi che, però, per mentalità anch’essa ereditata, sono vecchi quanto i predecessori  e si contrappongono a cittadini altrettanto giovani in attesa di risposte alle loro esigenze o, sempre più spesso, alla loro disperazione.

Quali prospettive? Sono quelle che poggiano le basi sui valori etico-morali di un popolo e sull’asse cultura-responsabilità, nonché sulla convinzione incrollabile che gutta cavat lapidem (una goccia scava la pietra).