E c'eravamo anche noi, c'eravamo tutti noi in quell'espressione di dolore, una sofferenza disumana che stravolge i lineamenti del viso quando la salita si fa lancinante e i muscoli sembrano scoppiare ad ogni spinta. Serve stringere i denti o spalancare la bocca per ingoiare tutta l'aria del mondo perché ogni pedalata è una fatica immane, ogni giro di ruota una conquista estrema. Abbiamo sofferto assieme a lui, lassù, scalando il Mortirolo col cuore in gola in attesa che finisse presto. Perché anche da casa ci siamo accorti di quanto fosse pesante divorare quell'asfalto temprato dal ghiaccio che si faceva rovente sotto gli affondi di un giovane alfiere disperatamente desideroso di non fermarsi, non lì, non ancora.