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Un’esplosione di energia e di idee Simone Riggio, nato nella fredda Svizzera e vissuto in Sicilia, terra paterna, prima di stabilirsi definitivamente a Santu Lussurgiu.
Grafico, scrittore, osservatore di ogni singolo aspetto della realtà, ottimista verso il futuro, legato alle tradizioni e creatore di giochi da tavolo. Proprio attraverso questi ultimi, Simone vuole raccontare la Sardegna in ogni sua sfaccettatura, nella sua bellezza e nei suoi drammi, come l’incendio che colpì Santu Lussurgiu nell’agosto 2021.
Raccontare il presente rimanendo legati alle tradizioni del passato per un futuro migliore: questa la missione di Simone, che si è aperto ai microfoni di Sardegna Live per raccontarcela.
Ciao Simone, benvenuto! In tutto ciò che fai, qual è la tua più grande passione?
"La mia passione più grande è il gioco in tutte le sue declinazioni: dal gioco classico per la strada a quello sui tavoli fino a suonare qualche strumento. Non a caso la lingua inglese usa il termine play per tutti questi significati. Oggi, a 48 anni, il mio modo di giocare è cambiato. Seguo i piccoli appassionati di calcio del mio paese da dirigente e cerchiamo di insegnare i valori dello sport e dello stare insieme. Suono la chitarra da solo in casa con le cuffie invece che calcare qualche palco e sfogarmi con gli amici. L’unico “Play” rimasto inalterato oggi invece è quell’emozione di aprire una scatola di un gioco da tavolo, scoprirne il contenuto, leggere il regolamento come fosse un manoscritto raro e iniziare ad applicarne le regole, per fortuna questo lo faccio in famiglia, coinvolgendo i miei figli e mia moglie".
Com'è nata il tuo interesse per i giochi da tavolo?
"Fin da piccolo ho sempre amato i giochi da tavolo, li inventavo e costringevo i miei amici a testarli, macchinine, costruzioni, pezzetti di legni, tutto diventava materiale per un nuovo gioco. Poi il destino 6 anni fa ha fatto incrociare la mia professione di grafico con l’idea di due ragazzi genovesi che avevano appena prodotto un loro gioco da tavolo ambientato nella Genova del 1800. Sono bastate poche parole per capire che le passioni e gli obbiettivi lavorativi potevano correre di pari passo. Ho subito avuto la possibilità di esprimere la mia creatività lavorando ad alcuni giochi sulla Sardegna e questo ha fatto riemergere quella mia vena creativa legata proprio allo sviluppo. La Sardegna, per fortuna, è un enorme bacino di idee da trasformare in un tabellone variopinto: misteri archeologici, tradizioni millenarie, enogastronomia, invidie, qualsiasi argomento, trattato con il giusto modo, può diventare il tema di un gioco".
Ha avuto qualche influenza la pandemia in ciò che fai?
"Questa pandemia è probabilmente il peggior evento da punto di vista sociale che potessimo aspettarci. Nei paesi come Santu Lussurgiu, dove i rapporti tra le persone sono alla base della crescita sociale e culturale di una comunità, non potersi abbracciare, salutare, condividere una tazza di vino in cantina, cantare un canto a cuncordu con spensieratezza ha reso tutto più triste e opaco. Rispetto a prima, mi mancano i momenti conviviali che organizzavamo in precedenza: il festival dei giochi Montiferu Play, nato per far conoscere alle scuole il mondo dei giochi da tavolo non ha potuto proseguire le sue attività. Le serate tra amici attorno ai tavoli dove scoprire le ultime novità sono in attesa di ripartire. Per quanto riguardo il lavoro in verità, la pandemia ci ha donato un vantaggio, le persone chiuse in casa hanno riscoperto il piacere di giocare tutti insieme e dalle soffitte sono riapparsi i vecchi giochi da tavolo. Questo ha fatto sì che i nostri giochi, sia online che nei negozi specializzati siano andati a ruba".
Pensi che prima o poi i giochi da tavolo supereranno altri hobby, svaghi, videogiochi, soprattutto tra i più giovani o comunque arriveranno ad essere alla pari (o magari lo sono già)?
"Non credo questo possa avvenire, saranno sempre divertimenti differenti da condividere in momenti diversi. Anzi immagino possa capitare sempre più spesso di veder interagire strumenti digitali con giochi da tavolo. L’utilizzo delle App durante una partita di un gioco da tavolo potrebbe aumentare il livello di qualità dell’esperienza ludica. Personalmente sono un po' all’antica, quando gioco spengo televisione e cellulare e mi piace immergermi nel mondo che il tabellone, o le carte, mi sta offrendo. I giovani hanno una percezione del gioco da tavolo come di qualcosa di anacronistico, soprattutto i più piccoli ormai abituati a muovere le dita su qualsiasi cosa abbia la forma di uno schermo. Eppure, quando hanno la fortuna di trovarsi davanti un gioco da tavolo insieme ai genitori o a scuola con i compagni, familiarizzano subito con quei momenti così intensi e piacevoli alla quale non erano abituati. Sta al buon senso di chi li deve guidare nella crescita mettergli a disposizione anche questi strumenti".
Quali sono i tuoi progetti futuri?
"Dal punto di vita professionale, sto lavorando ad alcuni nuovi giochi a tema sardo, sia per i piccoli che grandi. Confido nel vedere la loro realizzazione entro il prossimo Natale. Mi piacerebbe affrontare il tema dell’archeologia in modo divertente e che possa diventare un canale di comunicazione verso i mercati esteri. Dal punto di vista personale sto ultimando un progetto di un audio libro basato su un racconto a puntate che sto ultimando intermezzato da alcuni brani musicali composti da me insieme ad amici musicisti. Un'esigenza nata per compensare il mio desiderio continuo di raccontare storie (https://www.amazon.it/SENZA-SIMONE-RIGGIO/dp/8898406061 ) (https://www.demoela.com/leggiamo-in-quarantena/ )e unirlo alla necessità di non perdere il legame con la musica e con gli amici che amano questa passione".