Carrales significa fratelli”, lo spiega bene il Maestro Giuseppe Altea, di Arbus, che va fiero di questa sua creatura nata a Cagliari nel gennaio del 2010 e oggi più che mai attiva e ben definita nei suoi caratteri sempre più forti e nelle sue corde sempre più robuste.

Un coro polifonico di voci maschili dai 16 ai 40 anni il cui organico è “qualitativamente multiforme e quantitativamente variabile” è ancora Altea a parlare “la configurazione dell’assetto corale è, infatti, in continua evoluzione anche  per via del fatto che è formato, prettamente, da studenti che  terminati gli studi universitari si mobilitano lavorativamente: vanno e vengono e, conseguentemente, il numero del coro varia annualmente”.

Una scelta, quella del nome Carrales, che “sorge per volontà concorde, esprimendo, emblematicamente, il consenso di una proteiforme pluralità corale. Il termine carrales si configura concettualmente paradigmatico: esso significa, infatti, “fratellanza” ed è questo, fondamentalmente, l’elemento peculiare che caratterizza e soprattutto contraddistingue il nostro “ecosistema corale”: un ambiente culturalmente e sistematicamente multiforme all’interno del quale le parti e il tutto convivono  musicalmente in armonia”.

 

La formazione, una delle più interessanti per questo genere nel panorama musicale isolano, ha avviato negli anni una serie di interessanti collaborazioni con alcune tra le più prestigiose realtà corali in Sardegna. Spiega il Maestro: “Tutte le collaborazioni con gli altri cori coi quali abbiamo avuto l’onore di relazionarci e confrontarci costituiscono per noi un importante elemento formativo: duettare  insieme a differenti realtà significa misurarsi con modi diversi di cantare, di dirigere, di esprimere emozioni diverse di uno stesso brano. Ascoltare gli altri cori è fondamentale per crescere, apprendere e fare autocritica”.

Particolarmente affascinante è il repertorio musicale a cui attinge il Coro che scava nella grande miniera dei canti popolari più celebri della tradizione polifonica sarda e non solo ma non teme, al contempo, di avventurarsi in sperimentazioni più ardite e singolari. “In virtù delle modificazioni di natura quantitativa e qualitativa sopra accennate, viene prospettato e calibrato il nostro repertorio musicale; quest’ultimo viene pertanto modulato dipendentemente alla conformazione corale. Il piacere di cantare anche le cose più diverse e particolari rappresenta una spinta propulsiva che incentiva la realtà corale a saggiare nuove e altre sperimentazioni musicali. Sperimentazioni che designano un elemento peculiarmente connotativo del Coro Carrales che, oltre a non precludersi il piacere per la sperimentazioni di nuovi canti, identifica nella contaminazione e nella diversità il proprio essere”.

Certo, per una realtà come il Coro Carrales, la tradizione musicale di quest’isola non può che rappresentare comunque l’orizzonte primario a cui guardare e al quale affidare le sonorità e le armonie delle tante voci che compongono il gruppo. I Carrales, così, raccontano innanzitutto l’identità di una terra e di un popolo che conosce e ama i suoi suoni e le sue melodie. “Impegnarsi a raccontare emotivamente, attraverso le espress