Un anno è trascorso ormai da quel 24 febbraio, quando l'Ucraina si era svegliata sotto il fuoco nemico della Russia. La guerra, tornata in Europa, è la più grande tragedia del nostro continente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La sera del 21 febbraio 2022, poco dopo le 20 ora italiana, il presidente russo Vladimir Putin aveva tenuto un discorso durante il quale annunciava alla nazione l'imminente "Operazione speciale"; poi, era arrivato il decreto di riconoscimento delle due repubbliche separatiste dell'Est ucraino, Donetsk e Lugansk, alla presenza dei due leader ribelli.

L'Ue e i suoi partner avevano reagito subito con unità e i due giorni successivi avevano visto frenetiche consultazioni e il varo delle prime sanzioni contro la Russia, con l'intento occidentale di tenere aperta la porta del negoziato.

Il 24 febbraio, alle 3 del mattino, era stato chiuso lo spazio aereo per voli civili in Ucraina a causa di possibili minacce per l'aviazione civile, secondo il sistema di allerta internazionale per il personale aereo NOTAM. Poco dopo era cominciata la pioggia di missili sulla capitale Kiev, ma erano rimaste coinvolte anche Kharkhiv, Odessa e altre città. Era scattata l'invasione dell'Ucraina. Putin aveva ordinato l'invasione dell'Ucraina e le truppe russe erano entrate nel Paese.

Il presidente russo non ha mai smesso, nei 365 giorni appena trascorsi, di provare a cancellare una nazione sovrana dalla carta geografica e imporre all'intero Vecchio Continente il disegno neo-imperiale di estendere il controllo totale di Mosca agli oltre 25 milioni di russofoni che, dopo il crollo dell'Urss, vivono negli Stati limitrofi alla Federazione Russa.

In questo anno tutti hanno visto il vero volto del nostro nemico. Il Bombardamento dell'ospedale della maternità e del teatro di Mariupol, del palazzo regionale di Mykolaiv, di Freedom Square a Kharkiv e della stazione di Kramatorsk. Hanno visto Bucha, Irpin, Borodyanka. Il mondo intero ha capito chiaramente cosa significa effettivamente ‘misura russa’. Di cosa è capace la Russia. Allo stesso tempo, però il mondo ha visto di cosa è capace l'Ucraina”, ha dichiarato Zelensky, ripercorrendo alcune tappe del conflitto.

Giovedì 23 febbraio 2023, alla vigilia dell'anniversario dello scoppio della guerra, si è tenuta anche l'Assemblea Generale dell'Onu, che ha approvato con 141 voti a favore, 7 contrari e 32 astenuti una risoluzione in cui si sottolinea "la necessità di raggiungere, il prima possibile, una pace completa, giusta e duratura in linea con la Carta delle Nazioni Unite". Il testo "ribadisce l'impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti" e chiede "la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe". Tra i 75 co-sponsor anche l'Italia, tra gli astenuti Cina, India, Iran, Cuba, Armenia e molti Paesi africani, dal Congo all'Uganda, e poi il Kazakistan e l'Uzbekistan, i contrari Siria, Bielorussia, Eritrea, Nord Corea, Nicaragua e, per la prima volta, il Mali.

Nel frattempo, il presidente cinese Xi Jinping ha diffuso questa mattina dal suo ministero degli Esteri  il piano di pace in 12 punti: primo passo, un cessate il fuoco. Quindi l'avvio di un dialogo, visto come unico percorso utile a risolvere la crisi ucraina.

La Cina ha anche ricordato la sua posizione di neutralità nel conflitto, affermando che ''non ci sono limiti'' nella sua relazione con la Russia e spiegando di non voler criticare l'invasione. Pechino accusa invece la comunità internazionale: chiede di revocare le sanzioni imposte nei confronti di Mosca, perchè l'Occidente, per il Paese asiatico, è colpevole di ''aumentare il livello" dello scontro fornendo armi all'Ucraina.

Ecco i dodici punti del piano cinese, pubblicati dall'Adnkronos:

1- rispettare la sovranità nazionale di tutti i Paesi;

2- abbandonare la mentalità della guerra fredda;

3- cessare le ostilità;

4- riprendere i colloqui di pace;

5. risolvere la crisi umanitaria;

6. proteggere i civili e i prigionieri di guerra;

7. mantenere al sicuro i siti nucleari;

8. ridurre i rischi strategici;

9. favorire le esportazioni dei cereali;

10. mettere fine alle sanzioni unilaterali;

11. mantenere stabili i canali di rifornimento e dell'industria;

12. favorire la costruzione post conflitto.