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Un italiano su dieci vorrebbe andare dallo psicologo, ma è costretto a rinunciarvi per motivi economici, soprattutto donne (11%) e i connazionali dai 54 anni in su (11%). Il dato emerge da un’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) su un campione rappresentativo della popolazione italiana, composto da uomini e donne maggiorenni.
Secondo la rilevazione, quasi un cittadino su due (47%) chiederebbe aiuto a un esperto in caso di problemi di natura psicologica, mentre il 38% ne parlerebbe prima con le persone care. Per il 58% la pandemia di Covid-19 ha cambiato il rapporto delle persone con i problemi psicologici: si è più propensi a chiedere aiuto (26%), si parla più facilmente dei problemi psicologici per il 20%, si ha vergogna (20%) e tali problemi si affrontano più apertamente (18%).
Ma spesso, come emerge dall'indagine, i motivi economici frenano il ricorso allo psicologo. Uno su 10 è costretto a rinunciarci per problemi di spesa. Non dovrebbe essere così per la stragrande maggioranza degli italiani. Ben l'89% pensa, infatti, che "l’assistenza psicologica è un diritto pubblico e quindi deve essere gratuita e accessibile a tutti".
La situazione economica, problemi di salute, l'aumento dei prezzi e il caro-bollette rubano il sonno e la serenità degli italiani. Per il 26%, rispetto a un anno fa, il benessere psicologico è sensibilmente peggiorato. Tanto che quasi uno 5 si è rivolto alle cure di un esperto, emerge ancora.
Rispetto a un anno fa, gli italiani sembrano meno sereni. Se c'è un 11% che considera migliorato il proprio benessere psicologico, per il 26% è peggiorato, con un saldo negativo di -15%. Il peggioramento è stato avvertito in egual misura tra uomini (26%) e donne (27%), ma soprattutto nella fascia più produttiva sul lavoro, quella 35-54 anni, dove si registra un -23%.
L'indagine rileva che quasi un italiano su cinque (17%) si è rivolto alle cure di un esperto. La percentuale è abbastanza simile tra uomini (16%) e donne (18%), ma aumenta sensibilmente nella fascia di popolazione più giovane, quella dai 18 ai 35 anni, dove a ricorrere allo psicologo è il 25%.