Il Ministero dell'Università e della Ricerca ha pubblicato il riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario tra gli atenei di tutto il Paese, con un taglio nazionale di 800 milioni: "Quest'anno l'Università degli Studi di Sassari perderà 2.239.221€ rispetto al finanziamento del 2023 (-3,10%)". È quanto si legge in un comunicato di Elisabetta Bettoni, Senatrice Accademica UDU Sassari-Unione degli Universitari. "In un momento di sofferenza per i conti pubblici, la prima voce che questo Governo decide di tagliare è l’Università. È una politica in linea con gli ultimi decenni di tagli lineari alle Università pubbliche, che ha causato un sottofinanziamento cronico del sistema e si manifesta costantemente in aumenti di tasse e riduzione dei servizi didattici".

Oggi è necessario evitare che a causa di questi tagli vengano ridotti i servizi e aumentate le tasse. L'Università di Sassari e la politica Sarda a tutti i livelli devono riconoscere il pericolo e scongiurare questo scenario: deve essere garantita la qualità e l’accessibilità dell’istruzione universitaria e della ricerca, che sono i veri motori dello sviluppo per la Sardegna” - afferma Bettoni.

"Già l’anno scorso il nostro Ateneo lamentava carenza di fondi e spazi necessari a garantire il corretto svolgimento delle lezioni e lo studio individuale e/o di gruppo, carenze che si manifestano da anni e che denunciamo continuamente. Bisogna garantire la sicurezza delle strutture, avere aule con posti sufficienti per tutte le studentesse e gli studenti e bisogna continuare ad estendere la NoTax Area fino a 30’000€ ISEE, soglia che altre università hanno già raggiunto, così che iscriversi a Sassari sia una possibilità concreta per un numero ancora maggiore di giovani nella nostra Regione. Solo un’Università che consente a tutte e tutti di studiare senza distinzione di classe sociale può garantirsi le forze migliori per dare prospettive di sviluppo e crescita al nostro territorio, così necessarie in un momento di crisi del mondo che viviamo".

"Il Fondo di Finanziamento Ordinario ha subito un taglio significativo con la Riforma Gelmini e la crisi finanziaria del 2008. In seguito il Fondo è lentamente tornato a crescere ma la formula di distribuzione è stata più volte modificata, in modo da favorire gli Atenei del nord e gli Atenei di grandi dimensioni. Gli Atenei del sud e di piccole dimensioni hanno continuamente visto i propri fondi diminuire, con una politica miope che non ha saputo investire in istruzione e ricerca proprio in quei territori che maggiormente ne avevano bisogno. Ne paghiamo tutti i giorni le conseguenze, con la carenza di professionisti negli ambiti più sensibili, come quello medico-sanitario, e strategici, come quello tecnologico. In Sardegna scontiamo una continua fuga di giovani abbinata a una forte dispersione scolastica. Le nostre istituzioni devono impegnarsi seriamente a tutti i livelli per scongiurare quei fenomeni di marginalizzazione che stanno diventando sempre più preoccupanti, aggravati proprio dalla desertificazione demografica. La strada da seguire è necessariamente quella di finanziare per prime l’istruzione e la ricerca - conclude la Senatrice Accademica -. Serve uno sforzo collettivo che consenta alla Sardegna di ripartire, mettendo al primo posto la giustizia sociale".