PHOTO
Il mistero s'infittisce nel paese del basso Campidano. Ussana, 4000 abitanti circa, qualche settimana fa si è svegliata con una pista ciclabile nuova di zecca. Tutti contenti? Neanche per sogno.
Gli abitanti contestano il progetto di bike sharing, realizzato con circa 120.000 euro di fondi europei, che ha visto eliminare centinaia di parcheggi. Dei quali, gran parte, proprio sulla via principale, polmone economico del paese per la presenza di parecchie attività commerciali. Inoltre, altro motivo del contendere, alcuni tratti della pista realizzati in maniera poco fruibile.
Dalle foto si può vedere come, a scorrerla tutta, in un punto finisce sul fossato, in altri occupa quasi un intera carreggiata, mentre sulla viale Gramsci costringe gli appassionati della due ruote a transitare sopra un marciapiede talmente stretto, da rendere difficoltoso persino il camminamento dei pedoni. Dulcis in fundo, la pista si interrompe per lunghi tratti rendendo cosi in parte vani quelli realizzati.
Ecco allora che la sollevazione popolare diviene inevitabile, relegando una lodevole iniziativa all'angolo delle posteriorità, se si considera che il piccolo centro ai piedi del Parteolla oltre che un elevato tasso di disoccupazione, ha parecchi problemi in quanto a viabilità. Tante le strade con grosse buche che attendono un nuovo manto, intere vie mai asfaltate, marciapiedi inesistenti. Priorità che per i più andavano affrontate prima della pista ciclabile, fosse anche solo per rendere sicura questa stessa. Quasi uno sperpero di invidiabili opportunità, se si considerano le potenzialità che il paese offre sotto il profilo dell'offerta residenziale, stante la vicinanza col capoluogo.
Ma la ritrosità al progetto emerge in tutta la sua pratica quotidiana quando si transita nelle vie coinvolte dal progetto: in alcune scorgiamo parcheggi selvaggi che costringono gli altri veicoli a passare sopra la pista appena tracciata, in altre è inutilizzabile proprio perché occupata dalle auto in sosta.
E dire che, nelle intenzioni dei promotori del progetto, l'opera si sarebbe resa utile per “Incentivare l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto salutare, sicuro ed economico” ci dice l'ex vice sindaco Aristeo Marras. Tradotto: decongestionare il traffico, eliminare l'assillo del parcheggio e spostarsi senza spendere un euro di benzina. Ma i residenti da quest'orecchia proprio non ci vogliono sentire, anche perché il mal tempo è alle porte, le buste della spesa pesano e molti residenti fanno i pendolari per recarsi a lavoro nella vicina Cagliari o altri centri della zona.
Cosi nei bar e nelle piazze del paese, piuttosto che sui social network, infuria la polemica alla ricerca dei responsabili del “disastro”. Di chi sarà la “colpa”, se tale si può definire, per un progetto che era destinato a migliorare la vita ed il benessere degli abitanti cosi come avviene a Cagliari o Firenze? Ma l'ex vice sindaco, promotore del progetto, si difende ed afferma: “Il progetto doveva necessariamente prevedere una fase di coinvolgimento della popolazione prima dell’inizio dei lavori, in modo da adattare l’intervento alle esigenze soprattutto di alcune categorie, come i commercianti.
I tempi per fare le eventuali modifiche senza costi aggiuntivi c’erano tutti. Come in ogni lavoro pubblico la normativa consente di apportare varianti in corso d’opera, mantenendo lo stesso budget di costi per lavori stabilito. E’ ciò che si è fatto anche gli anni precedenti, per esempio nei lavori fatti alle scuole.”
Se cosi fosse la nuova giunta comunale si starebbe caricando sulle spalle un pesante fardello di responsabilità, nel permettere che si realizzi un opera cosi mal congegnata. Con l'unico risultato di screditare un progetto di mobilità sostenibile, che a detta di Marras “consentirà di acquisire ma