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Nel 2022 i casi di infezione da West Nile in Italia hanno superato quelli registrati nel 2018, ritenuto dagli esperti un anno eccezionale per la circolazione di questo virus che si trasmette attraverso la puntura di zanzare.
In base all'ultimo bollettino della sorveglianza integrata (pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità il 24 agosto), dall'inizio di giugno 2022 al 23 agosto sono stati confermati 301 casi di infezione da West Nile Virus nell'uomo, di cui 160 si sono manifestati in forma neuro-invasiva e 15 pazienti sono deceduti. Da inizio giugno al 22 agosto 2018, invece, erano stati 255 i casi confermati, di cui 103 in forma neuro-invasiva e 10 i decessi.
La febbre del Nilo Occidentale nell'uomo (che è ospite occasionale del virus e non in grado di trasmetterlo) provoca di solito sintomi simil influenzali, ma in alcuni casi è associata allo sviluppo di sindromi neurologiche. Nei casi più gravi, che si manifestano in genere in persone anziane o con deficit immunitari, queste forme neuroinvasive possono essere letali.
Per questo, dal 2008, la presenza del virus è rilevata ogni anno durante il periodo di attività delle zanzare, grazie ad un piano di sorveglianza attivo su tutto il territorio, emanato dal Ministero della Salute e realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità con il contributo dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise.
I numeri di quest'anno sono molto superiori rispetto agli altri anni: fino al 25 agosto 2021 si contavano solo 18 casi confermati di infezione da West Nile, di cui 12 in forma neuroinvasiva. Nel 2020, fino al 26 agosto, si contavano 22 casi, di cui 16 neuro-invasivi. Fino al 21 agosto 2019 c'erano stati 14 casi, di cui 6 in forma neuroinvasiva. In nessuna delle tre annualità risultavano pazienti deceduti.