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“Sembra veramente incredibile: a diciotto anni indossavo la divisa della Guardia di Finanza ed ero nel gruppo operativo antidroga più importante d’Italia, quello di Roma, per poi trovarmi a chiedere la cannabis al mercato nero”. A raccontare la sua storia a L’Espresso e a Repubblica è Alfredo Ossino, maresciallo della Finanza in congedo che vive a Catania. Nel 2001 gli venne diagnosticata l’artrosi del tratto cervicale e da allora cominciò per lui un vero e proprio inferno di notti insonni e dolori che nessun farmaco sembrava in grado di attenuare.
Seguirono anni difficilissimi, due protesi alla cervicale e un deterioramento persistente: "Dal servizio operativo, sono passato al letto, mi hanno intossicato, sono arrivato a pesare 90 chili, prossimo alla morte sia per la mia salute, sia perché ero depresso” racconta Alfredo.
Le cure che gli vennero prescritte erano a base di oppiacei ma non migliorano la situazione: “Mi sono rifiutato, non volevo gli oppiacei, ma nessun medico riusciva a darmi alternative, allora ho cominciato a consultare internet: conoscevo la cannabis per motivi di servizio, ma non sotto l’aspetto terapeutico. Così mi rivolgo al mercato nero, ho dovuto fare delle prove, ma mi ha salvato la vita”.
I sintomi di Ossino finalmente si attenuarono ma tra lui e i familiari si innalzò un muro: “La mia famiglia non lo accettava, ‘Sei diventato uno che si droga’, mi dicevano, per questo ho iniziato a nascondermi da loro e da tutte le mie conoscenze”.
Ossino ha sempre con se un certificato medico ma i rapporti sociali si incrinarono sempre di più: “Non ho relazioni da nove anni, ormai mi sento un eremita.
Dopo aver combattuto contro la droga per anni, ora l’ex agente vorrebbe si legalizzasse: “Ogni giorno Gasparri, La Russa, Salvini, Santanché vanno a dire che se ti fumi la cannabis sei un drogato. Parlano di cultura dello sballo quando tra gli adolescenti le serate sono a base di alcool: potremmo fare percorsi fuori dalle discoteche, salvare vite. Iniziamo a insegnare alle elementari cosa sono le sostanze, non vietandole. La salute non può essere ostaggio delle ideologie politiche”.