"Come Telefono Rosa lo abbiamo sempre detto: è necessario iniziare a occuparci del prima e non più solo del dopo. L'aumento delle pene non fermerà i femminicidi. Quello che serve è un piano strutturato di prevenzione che coinvolga tutti gli ambienti della nostra società, famiglia, scuola e luoghi di lavoro. A questo si aggiunge una formazione a tappeto che non può più essere rimandata, la rete antiviolenza deve essere rafforzata".

Sono le parole dell'avvocata Antonella Faieta, presidente Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa, in un drammatico momento ancora intriso di sangue a causa dei due femminicidi avvenuti in Italia a distanza di pochi giorni, Ilaria Sula e Sara Campanella, entrambe 22enni, uccise a colpi di coltello. Il corpo di Ilaria trovato chiuso in una valigia gettata a 40 chilometri da Roma, mentre Sara è stata mortalmente ferita vicino alla sua università a Messina. Entrambe sono state uccise in circostanze così simili che hanno sconvolto le famiglie coinvolte. Queste tragiche morti hanno portato la violenza nelle aule universitarie, evidenziando un triste destino condiviso di due giovani vittime di femminicidio.

"Chi dobbiamo formare? Forze dell'ordine, personale sanitario, assistenti sociali, insegnanti, magistrati e tutti e tutte coloro che si interfacciano con la violenza di genere - aggiunge - A scuola, e anche in famiglia, serve un'educazione seria a supporto dei giovani e delle giovani, dobbiamo iniziare a farlo già in tenera età. Forse non vedremo i frutti di questo lavoro nell'immediato, ma è l'unico modo per fronteggiare il fenomeno. Per fare questo c'è bisogno però di un investimento e di risorse, altrimenti restano solo parole. Noi associazioni e centri antiviolenza facciamo tanto, ma non possiamo risolvere il problema con risorse scarse e pochi aiuti. Ricordiamo sempre, che al di là degli stereotipi, la violenza è trasversale e colpisce tutte le donne senza distinzioni".