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Il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, uno dei principali esponenti dell’ala conservatrice del collegio cardinalizio e del prossumo Conclave, ha rilasciato oggi in un intervista a Repubblica dichiarazioni che accendono il dibattito anche all'interno della Chiesa.
Per il teologo tedesco, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ogni Papa "non è un successore del suo predecessore, ma un successore di Pietro". Come dire, il prossimo pontefice non deve necessariamente essere eletto nel segno della continuità con quanto fatto da Francesco.
"FRANCESCO? A VOLTE AMBIGUO"
Bergoglio, per Müller, ha ricevuto "unanime l’apprezzamento per l’impegno con i migranti, i poveri e per superare le divisioni tra il centro e la periferia". Ma non sempre è stato chiaro, anzi, "in alcuni momenti è stato un po' ambiguo" su alcune tematiche cruciali. Ad esempio? "Quando con Eugenio Scalfari ha parlato di resurrezione. Con papa Benedetto - secondo quanto sostenuto dal cardinale nell'intervista a Repubblica - abbiamo avuto la chiarezza teologica perfetta. Ma ognuno ha i suoi carismi e le sue capacità, Francesco li aveva più nella dimensione sociale".
BENEDIZIONE ALLE COPPIE OMOSESSUALI
Il prossimo Papa dovrà chiarire la questione relativa alla benedizione delle coppie omosessuali, alla quale aveva aperto Francesco con un documento che "voleva aiutare pastoralmente queste persone ma non si deve relativizzare la dottrina cattolica del matrimonio".
"Quelli che capiscono nulla o poco della teologia cattolica dicono: adesso il Papa cambia la Chiesa da autocrazia a democrazia. Ma la premessa sbagliata è confondere la Chiesa con un’organizzazione politica, come il World economic forum o l’Onu", spiega il 77enne cardinale dal 2014.
IL RUOLO DELLE DONNE NELLA CHIESA
Ipotesi donne prefette di discasteri vaticani? "Il problema è un laico chiamato a presiedere quella che un tempo era una congregazione, che è espressione dell’autorità del collegio cardinalizio. L’impressione della gente da fuori è stata: ah, finalmente una donna! E io penso che quando di tratta di uffici amministrativi come il Governatorato non c’è problema che venga gestito dai laici, ma la curia romana è un ente ecclesiastico".
DIALOGO CON L'ISLAM
Per quanto riguarda il dialogo con l’Islam, invece, Müller afferma che "già san Tommaso D’Aquino distingueva: sul livello della ragione possiamo dialogare con loro: rispettano certi principi dell’etica naturale e credono in Dio nella propria maniera. Però bisogna domandarsi come è possibile che uno che crede in Dio, creatore di tutti gli uomini, possa uccidere nel nome di Dio. Dialogo sì ma evitare ogni forma di relativismo: la fede cattolica non è un’espressione singolare di una religione universale del mondo creata dal forum di Davos".
RAPPORTI CON LA CINA
"Non possiamo tradire i principi della nostra fede, non possiamo accettare che i comunisti atei, nemici dell’umanità, scrivano i nostri libri del catechismo o portino nelle chiese l’immagine di Xi Jinping. Non possiamo accettare che i comunisti nominino i vescovi", è il punto di vista del cardinale tedesco.
SECOLARIZZAZIONE DEL MONDO
Müller accende poi i riflettori sulla secolarizzazione: "Può darsi che alcuni dicano: questi teologi parlano, altri sono pragmatici, pensano di più al potere, all’influenza… non lo so. Tutti devono ricordarsi che siamo corpo mistico di Cristo e non una organizzazione internazionale umanitaria e sociale. Questo piace a tanta gente secolarizzata, l’élite, gli oligarchi, che vorrebbero il Papa come un simbolo della loro religione, ma il Papa non è un simbolo della religione secolarizzata".
CHI È MÜLLER?
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller è un teologo e cardinale tedesco di spicco. Nato il 31 dicembre 1947 a Mainz-Finthen, è stato ordinato sacerdote nel 1978 e ha ricoperto incarichi accademici e pastorali significativi. Nel 2002 è stato nominato vescovo di Ratisbona e nel 2012 prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede da Papa Benedetto XVI. È stato creato cardinale nel 2014 da Papa Francesco.
Noto per la sua difesa della dottrina tradizionale della Chiesa e per la sua stretta associazione con Papa Benedetto XVI, di cui ha curato l'opera teologica in un'edizione in 16 volumi. Dopo la sua rimozione dal ruolo di prefetto nel 2017, ha assunto una posizione critica nei confronti di alcune direzioni intraprese dal pontificato di Papa Francesco, in particolare riguardo all'apertura verso l'ecumenismo e la consultazione dei laici in materia dottrinale.
Recentemente, in un'intervista al Corriere della Sera, ha avvertito del rischio di uno scisma nella Chiesa se l'orientamente della Chiesa divenisse eccessivamente progressista, sottolineando la necessità di un leader che rispetti la Scrittura e la tradizione.
"Credo nell'unità della Chiesa. Le autorità della Chiesa, però, devono ascoltare chi ha delle domande serie o dei reclami giusti; non ignorarlo o, peggio, umiliarlo. Altrimenti, senza volerlo, può aumentare il rischio di una lenta separazione che potrebbe sfociare in uno scisma di una parte del mondo cattolico, disorientato e deluso. La storia dello scisma protestante di Martin Lutero di cinquecento anni fa dovrebbe insegnarci soprattutto quali sbagli evitare".