Il Conclave è, per tradizione, il momento più misterioso e solenne per la Chiesa cattolica. Dietro le porte chiuse della Cappella Sistina, i cardinali si raccolgono in preghiera, alla ricerca di un delicato equilibrio politico e spirituale. Oggi più che mai, dopo la morte di Papa Francesco, il confronto tra progressisti e conservatori torna al centro della scena.

DUE IDEE DI CHIESA

Da una parte ci sono i progressisti, spesso definiti “bergogliani”. Sono i cardinali che hanno appoggiato e sostenuto la linea riformista del Papa argentino: una Chiesa povera, vicina ai migranti, attenta all’ambiente e meno giudicante nei confronti del complesso universo umano.

Dall’altra, i conservatori. Non un gruppo monolitico, ma una galassia compatta nel difendere la dottrina tradizionale: famiglia, identità sessuale, liturgia, ruolo del sacerdote. Temono che le aperture del pontificato di Francesco abbiano messo in discussione verità consolidate.

GLI ORIENTAMENTI DEGLI ULTIMI PAPI

Per la "legge" non scritta dell'alternanza, dopo le innovazioni apportate da Francesco potrebbe essere la volta di un conservatore. Da Pio XII a Francesco, infatti, l'altalena della Chiesa ha oscillato quasi regolarmente fra i due orientamenti di governo. Papa Pacelli esercitò una forte autorità centrale e difese la dottrina tradizionale. Giovanni XXIII convocò il Concilio Vaticano II, uno dei più grandi eventi di rinnovamento nella storia ecclesiastica, che rinnovò la liturgia e la visione della Chiesa nel dialogo col mondo. Paolo VI fu aperto al dialogo ecumenico, ma profondamente prudente sui temi etici morali: si pensi all'enciclica Humanae Vitae contro la contraccezione.

Dopo il brevissimo pontificato di Giovanni Paolo I (appena 33 giorni), fu la volta di Giovanni Paolo II che si batté per la libertà e contro le dittature. Viaggiò in tutto il mondo, aprendo il papato ai media. Con Benedetto XVI tornò al centro della scena la teologia più raffinata e rigorosa a difesa della dottrina e contro la secolarizzazione. Francesco, infine, ha dato un impulso nuovo a una Chiesa per i poveri, più ecologica e meno dogmatica.

IL CONCLAVE: PIÙ CHE UNA VOTAZIONE

Il Conclave non è una semplice elezione. È un processo spirituale e politico, fatto di alleanze, trattative, nomi che emergono e poi scompaiono, favoriti e outsider, voti che si spostano, spesso in modo imprevedibile.

Nel segreto della Cappella Sistina, non si decide solo il nome del prossimo Papa, ma c'è in gioco direzione della Chiesa per i prossimi decenni. Proseguire nella linea del rinnovamento, oppure segnare una discontinuità, un “ritorno” alle certezze del passato?

PROGRESSISTI

Tra i cardinali progressisti, spicca Luis Antonio Tagle, 67 anni, filippino, ex arcivescovo di Manila, considerato da molti il “delfino” di Francesco. Aperto al dialogo interreligioso, amato dai giovani. La sua visione inclusiva promuove una Chiesa riformista, dialogante e fondata sulla sinodalità. Ha sempre sottolineato che la Chiesa deve essere vicina ai poveri, alle persone emarginate e ai giovani. Anche l'italiano Matteo Zuppi, 69enne arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, è considerato un uomo del dialogo. Vicino alla Comunità di Sant’Egidio, è impegnato su pace, immigrazione, accoglienza LGBTQ+, giovani.

Lo statunitense Blase Cupich, 76enne arcivescovo di Chicago, ha difeso con forza il pontificato di Francesco negli USA, dove ci sono forti resistenze conservatrici. Ha mostrato apertura al ruolo dei laici, alla protezione ambientale e alla riforma liturgica. Molto attivo anche sul fronte della giustizia sociale. In Europa è carismatica la figura di Jean-Claude Hollerich, dal Lussemburgo, 76 anni, presidente della COMECE (Commissione delle Conferenze episcopali dell’UE). Relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, ha dichiarato che la dottrina della Chiesa sull’omosessualità “va rivista”.

CONSERVATORI

Tra i conservatori, è forte il nome di Péter Erdő, 72enne arcivescovo di Budapest, ratzingeriano di ferro e già papabile nel 2013. Figura dottrinalmente solida, prudente nelle aperture pastorali, profilo istituzionale, è molto rispettato fra i porporati. Il tedesco Gerhard Ludwig Müller, 77enne ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è un teologo rigoroso, ha espresso forti riserve sull'enciclica di Francesco Amoris Laetitia. Critico del Sinodo sulla sinodalità, è molto ascoltato nei circoli conservatori.

Raymond Burke, 76enne, statunitense, noto critico del pontificato di Francesco, recentemente rimosso da incarichi di rilievo, ma la sua voce conta. Ex prefetto della Segnatura Apostolica. È difensore dell’eucaristia negata ai politici favorevoli all’aborto. Sempre dagli USA, Thimoty Dolan, 75enne arcivescovo Metropolita di New York, si è espresso in numerose occasioni contro l'aborto ed è il porporato che ha guidato la preghiera iniziale della cerimonia di insediamento di Donald Trump.

Non è facile prevedere chi sarà il nuovo capo della Chiesa, anche perché, come si suol dire, chi entra in conclave Papa esce cardinale. Una cosa è certa: il prossimo pontefice dovrà ascoltare una Chiesa profondamente cambiata e un mondo in pieno fermento e stravolto da tensioni epocali. Tra le pieghe di questo Conclave, si nasconde una risposta che non riguarda solo la religione, ma la coscienza del nostro tempo.