“Mio amore grande, ecco mi piaceva chiamarti così, perché sei e rimarrai per sempre il mio amore più grande. E ora che non sei più con me sento un vuoto incolmabile dentro, un freddo gelido che mi fa star male tanto male. Un brutto giorno mi ha per sempre strappato da te una parte del mio cuore se n'è andata con te, in un attimo tutti i nostri progetti sono diventati per noi solo un triste sogno. Quel sogno di una vita insieme che ogni giorno immaginavamo come sarebbe stata: piena d’amore, di tenerezza, di dolcezza”.

Inizia così la lettera colma d’amore e di dolore scritta da Michela, la fidanzata di Davide Piampiano, il giovane morto l'11 gennaio scorso nelle campagne di Assisi durante una battuta di caccia. Michela legge la sua lettera durante un servizio del programma 'La Vita in Diretta', su Rai 1.

“Con struggente malinconia – continua - mi ritorna in mente quando per la prima volta mi hai portato a vedere il terreno dove avremmo costruito la nostra casa. Tu orgoglioso e io fiera di te di te, dell’uomo che eri e che sei”.

Il 24enne non sarebbe morto per un incidente o una caduta, ma raggiunto da un colpo di fucile di un caro amico di famiglia, Piero Fabbri, che accortosi di quanto accaduto non avrebbe chiamato tempestivamente i soccorsi, ma avrebbe cercato di depistare le indagini.

Sono state le immagini riprese da una piccola telecamera che Davide aveva sempre con sé, insieme ai risultati dell'autopsia, a far concludere che Davide non è morto per un incidente.

In base a tale comportamento ritenuto omissivo è stato ipotizzato a carico dell'autore dello sparo l'ipotesi di omicidio. "Avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accertato il rischio che il soggetto colpito potesse morire" hanno sottolineato gli inquirenti.

“Non lasciarmi qui a morire”, supplicava Davide, già agonizzate. È quanto emerge a margine del filmato registrato dalla GoPro di Davide. L’amico gli avrebbe sparato forse scambiandolo per un cinghiale e poi avrebbe provato in tutti i modi a depistare le indagini.

Michela termina la lettera così: “Mi mancano i tuoi baci, le tue carezze le tue braccia che mi stringevano in un caldo abbraccio e mi rassicuravano. Mi facevano sentire felice, eri tutto per me: il mio porto sicuro, la mia certezza, la mia vita.  Vorrei soltanto averti qui con me  e allora scorro le immagini che ci ritraggono insieme nostri momenti di vita vissuta e mi perdo nei tuoi occhi dolci, nel tuo sorriso, mi fanno sentire meno sola, chiudo gli occhi e mi sembra di averti vicino. Come farò a sopportare tanto dolore? mi chiedo come farò?”.

Intanto, Piero Fabbri resta in carcere. Lo ha deciso il gip di Perugia che ha così respinto l'istanza di revoca della misura cautelare avanzata dalla difesa dopo l'interrogatorio di garanzia.

Il giudice ha infatti ritenuto che siano necessari altri accertamenti di polizia giudiziaria per stabilire l'esatta dinamica di quanto successo. 

Nell'interrogatorio di garanzia, Fabbri, difeso dall'avvocato Luca Maori, e riportato avrebbe ammesso di avere sparato un colpo di fucile pensando di poter colpire un cinghiale. Ha però negato di avere depistato l'indagine. "Avrei preferito morire io, la mia vita è finita" ha detto ancora Fabbri al gip.