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Solo pochi giorni fa vi abbiamo raccontato il caso di due turiste romane derubate a poche ore dal loro arrivo ad Alghero. Le due donne si son trovate costrette a vivere una settimana nell’Isola senza i loro beni portati da casa per la vacanza (LEGGI QUI L’ARTICOLO).
Le segnalazioni dei furti in spiaggia non si sono fermate e, tra chi spera di ritrovare i preziosi oggetti rubati, abbiamo trovato anche dei cittadini sardi. Nello specifico due donne che, come le turiste romane, sono state derubate di tutte le loro cose di fronte ad una spiaggia algherese e hanno deciso di raccontare le loro disavventure attraverso i microfoni di Sardegna Live.
Parliamo di Pamela, una giovane donna residente in un paesino vicino Sassari e un’altra donna (che ha scelto l’anonimato) nata e cresciuta ad Alghero che si è trasferita, qualche anno fa, fuori dall’Isola. Quest’ultima, che chiameremo G., torna saltuariamente nella Riviera del Corallo per trovare i parenti e respirare il profumo della sua terra nativa.
LA STORIA DI PAMELA – “Non sono una turista. Sono molto legata ad Alghero, la reputo la mia seconda casa. Ho il mare di Platamona a due passi ma ho sempre preferito percorrere qualche chilometro in più con la scusa di visitare la mia città preferita. Per me Alghero è la passeggiata nel porto e nel centro storico, le giostre, il mare stupendo. Per me Alghero è sempre stata gioia”.
E proprio per il legame che Pamela ha nei confronti della città catalana che decide, insieme alla sua famiglia, di festeggiare un compleanno speciale e trascorrere un fine settimana di luglio alloggiando in un Bed and Breakfast in città.
I primi due giorni della famiglia trascorrono serenamente. Due giorni all’insegna del mare, delle passeggiate e del divertimento. Sino a domenica 16 luglio: “Lasciamo il Bed and Breakfast intorno alle 09:30, carichiamo i trolley nel cofano dell’auto e ci dirigiamo nel grande pazziale sterrato di fronte la spiaggia di Maria Pia. Lasciamo tutto quel che avevamo portato, anche il portafoglio dentro la borsetta, nel cofano dell’auto. Con noi avevamo tutto quel che si porta per trascorrere una fine settimana di vacanza: vestiti, trucchi, scarpe, gioielli, i pupazzi preferiti dei bambini.”
“Non abbiamo provato nessun tipo di strano sensore di allerta o pericolo. Il piazzale era stracolmo di macchine, alcune ancora intente a cercare parcheggio, e persone dirette verso la spiaggia. Insomma, abbiamo trovato il solito movimento estivo e domenicale di luglio. Tengo a specificare questo, perché qualcuno potrebbe pensare che la macchina fosse troppo isolata o in una posizione ideale per essere aperta e svuotata, assolutamente no. Per noi è stato inevitabile aprire il cofano davanti a tutti per prendere l’ombrellone e l’occorrente per la spiaggia; secondo me qualcuno, in quel momento, ci osservava e ha notato le nostre valigie.”
Il gruppo si dirige così in spiaggia, trascorre parte della giornata in serenità sino alla richiesta di mangiare un gelato da parte dei bambini. “A quel punto mi ricordo di aver lasciato la borsa nel cofano. Erano circa le 13:30. Mi dirigo alla macchina, la apro e al suo interno non trovo più niente. Nulla. Nemmeno delle scarpe lasciate fuori dalla valigia. Ritorno in spiaggia, allerto la famiglia e (letteralmente) scappiamo dai carabinieri.”
“Dopo il fatto ho scritto del furto nei vari gruppi della città, e non solo, e mi è stato risposto ‘Queste cose non succedono solo ad Alghero’ oppure ‘In spiaggia non si portano cose preziose’ e tante altre cose dal sapore amaro. Ho letto una tolleranza preoccupante. Il punto qual è? Decidendo di lasciare le mie cose in macchina è lecito che mi vengano rubate? Provo tanta rabbia. Dal fatto, ho scoperto che si parla di questi furti da almeno un anno, se si fosse fatto qualcosa per arginare il fenomeno o le forze dell’ordine avessero intensificato i controlli in quella zona, le due turiste romane non avrebbero subìto quel furto, avvenuto due settimane dopo, e chissà quanti altri. Sembra che questi delinquenti comandino e agiscano indisturbati senza telecamere e senza controllo”.
E poi aggiunge un’ultima cosa “Penso ai turisti derubati. Io che amo Alghero provo un senso di nausea nel pensare di trascorrere un’altra serata lì. Pensa (e di questo sono stupita io stessa) che non riesco a riguardare le foto che abbiamo scattato in quel fine settimana. Ma ai turisti? Cosa rimarrà di un posto che li ha lasciati in mutande dal momento del loro arrivo o della loro partenza?”
LA STORIA DI G. E IL GPS CHE SI ATTIVA IN FRANCIA– Ha scelto l’anonimato la giovane donna Algherese che vive lontana dalla Sardegna da qualche anno. Lei è stata derubata l’11 giugno. Nell’ordine temporale delle segnalazioni, arrivate nella nostra redazione, lei è indubbiamente la prima vittima.
G. aveva deciso di trascorrere un fine settimana nella città catalana con il suo compagno. Per farlo hanno scelto giugno: un mese caldo, con ancora pochi turisti e ampi spazi nelle spiagge.
Il racconto di G. è molto simile a quello di Pamela: “Lasciamo la stanza alle 10:00, prendiamo due panini e decidiamo di andare nella spiaggia del Tramariglio. Una volta arrivati, lasciamo la macchina con all’interno le nostre borse”. Il finale, purtroppo, è lo stesso vissuto da Pamela: “Alle 14:30 ritroviamo la macchina completamente svuotata. Avevamo lasciato tutto all’interno: vestiti, biglietti, documenti e persino il cellulare del mio compagno. Avevo fatto anche un po’ di spesa (dove abito è difficile trovare i nostri prodotti locali) ma hanno rubato anche quella”.
Ma G. lancia un’informazione che collega il suo caso alla Francia: “Subito dopo il furto abbiamo attivato Trova il mio iPhone (applicazione del sistema iOS che consente di rintracciare i telefoni iPhone). Per un mese intero non abbiamo potuto rilevare nessun segnale GPS perché il telefono è rimasto spento per tutto quel periodo." Sino al 9 luglio. "Si. Proprio quella sera abbiamo ricevuto la notifica ‘IPhone acceso’. Noi avevamo acquistato un nuovo iPhone, dopo qualche giorno dal furto, e il mio compagno aveva collegato il suo iCloud al nuovo telefono.”
Il telefono, in quel momento, era in Francia “Precisamente in un paesino vicino Parigi. Queste persone, chiamiamoli ‘nuovi possessori’, hanno cancellato tutte le foto del mio compagno e hanno iniziato a scattare le proprie; foto che naturalmente sono arrivate nel nuovo telefono e sono da allora in nostro possesso”. G. non sa chi siano quelle persone. Dubita che possano essere i responsabili del furto delle sue valigie “Probabilmente il telefono è stato venduto e ingenuamente acquistato. Ingenuamente perché noi abbiamo avuto la possibilità, come tutti i telefoni di ultima generazione, di bloccarlo e non farlo più funzionare. Ci siamo rivolti ai carabinieri e ci è stato consigliato di rivolgerci alla polizia postale. Quest’ultima ci ha detto di avere le mani legate perché il telefono si trovava in territorio non italiano.”
Ma G. e il suo compagno cosa hanno visto nelle immagini? “Una donna con molti tatuaggi (tutti ben visibili e riconoscibili) e un bambino, probabilmente non italiano, immortalato in molte occasioni come in spiaggia o a casa”.
“Io, dopo questa vicenda, non avevo nemmeno più occhi per piangere – racconta G. ancora provata - Lascia perdere i contanti che ho perso, ma le cose che avevo erano davvero preziose per me. Per non parlare delle valigie stesse che erano un regalo di Natale ed era il loro primo viaggio; la Sardegna è la mia terra, io continuerò sempre e per sempre a tornare in quella che considero la mia casa. Ma io e il mio compagno siamo scossi e abbiamo rivalutato il concetto di sicurezza in città. Non potremo mai più provare la stessa tranquillità del passato perché non ci si può più fidare. Questa è una cosa che fa davvero male, mi chiedo ‘Cosa è successo alla mia Alghero?’ e se lo dovrebbero chiedere tutti.”