Cercavano probabilmente vasi di ceramica e ornamenti i tombaroli che durante la notte hanno violato una tomba nel cantiere archeologico di Monte Prama, a Cabras, ma sono tornati a casa senza niente di prezioso da vendere, magari all'estero. L'incursione è stata scoperta questa mattina dagli archeologi della Soprintendenza e delle Università di Sassari e di Cagliari impegnati da cinque mesi nello scavo del sito che 40 anni fa ha restituito i famosi giganti di arenaria di Monte Prama.

Il fatto è stato subito denunciato ai carabinieri di Cabras che hanno già avviato le indagini per cercare di identificare i responsabili. Sul luogo sono intervenuti anche i militari del Nucleo per la tutela dei beni culturali di Sassari. I tombaroli sono andati quasi a colpo sicuro a cercare una delle almeno tre tombe individuate nei giorni scorsi dagli archeologi. Hanno spostato il pesante lastrone di arenaria che la ricopriva, hanno scavato la tomba a colpi di piccone e prima di andarsene hanno cercato di rimettere tutto a posto.

Quando l'hanno riaperta, nella tarda mattinata, il responsabile del cantiere, Alessandro Usai, della Soprintendenza archeologica, e l'archeologo Raimondo Zucca, dell'Università di Sassari, hanno trovato solo i resti, ridotti in mille frammenti, di uno scheletro e poco altro. "Non possiamo dire se l'hanno distrutto i tombaroli stanotte o se era cosi da chissà quanti secoli", hanno spiegato ricordando che la gran parte delle tombe scavate negli anni 70 era priva di corredo funerario.

Lo scavo delle tombe doveva cominciare proprio domani mattina e vedrà impegnata anche una equipe di bioarcheologi coordinata dal professor Salvatore Rubino dell'Università di Sassari.