In occasione del secondo anniversario della scomparsa di Silvana Gandola, Sardegna Live ha intervistato la figlia Laura Rizzi (guarda la videointervista) e i membri del pool di esperti che sta lavorando senza sosta per portare avanti le indagini difensive. L'antropologa e odondologa forense Chantal Milani (leggi l'intervista), la criminologa Roberta Bruzzone (leggi l'intervista), il geoarcheologo forense Pier Matteo Barone (leggi l'intervista).

A rappresentare la famiglia della vittima, i cui resti furono trovati il 29 gennaio 2022, anche l'avvocato Gianfranco Piscitelli, presidente di Penelope Sardegna. Le ossa della Gandola furono rinvenute a poca distanza dal luogo della scomparsa, nei pressi della spiaggia di San Silverio a Vignola (Aglientu).

Grazie ai risultati emersi, nei mesi scorsi, il team si è opposto con successo all'archiviazione delle indagini per omicidio il cui fascicolo è al momento aperto contro ignoti. Abbiamo intervistato Piscitelli per raccogliere il suo punto di vista su quanto accaduto in questi due anni.

Avvocato, dopo tanto tempo la fine di Silvana Gandola è ancora avvolta nel mistero.

"Sono vicino alla famiglia della vittima fin dai primi giorni come presidente di Penelope Sardegna e come legale. Dal momento in cui ho letto la denuncia di scomparsa mi sono accorto che sembrava costruita a tavolino. Le incongruenze sono notevoli e non crediamo che le dinamiche della sparizione della signora Gandola siano quelle ricostruite dalla badante".

Per quale motivo?

"Le due donne vivevano a Badesi, volendo fare una passeggiata al mare lì c’è lo stesso litorale con una spiaggia grandissima. Allora perché andare a 30 km di distanza, fuori dal proprio Comune, per giunta in tempi di Covid con elevato rischio di multe?".

Cos’altro non vi convince del racconto della badante?

"La governante ha raccontato di aver lasciato l’auto lontano dalla spiaggia (dotata peraltro di un enorme parcheggio), per giunta ostruendo l’accesso ad un cancello che conduce ad un terreno agricolo. Avrebbero dovuto compiere a piedi un tragitto di 1,8 km in una strada dissestata. La stessa governante ha dichiarato ai carabinieri che, resasi conto della scomparsa dell’anziana, è corsa avanti e indietro sei o sette volte per quel lungo sentiero. Impossibile".

Secondo la badante cosa sarebbe accaduto negli attimi che precedono la sparizione?

"La donna racconta di essersi fermata a raccogliere conchiglie. A quel punto la Gandola le avrebbe detto: “Mi avvio alla macchina”. Lei la lasciò andare e non la trovò più. Questo la mattina. Dopodiché lei non dà l’allarme, non sporge denuncia, non risponde al telefono alla figlia. Solo nel pomeriggio chiama i soccorsi e solo in serata fa denuncia di scomparsa. Non fa niente di normale. A volerla pensare bene, ha lasciato la donna da qualche parte, poi è tornata e non l’ha trovata, ma probabilmente non sarà successo nemmeno quel giorno. La figlia della Gandola ha sentito la voce della madre per l’ultima volta il sabato".

Era mai emerso qualche contrasto fra la badante la vittima?

"Nel corso delle indagini difensive abbiamo rilevato testimonianze che parlano di litigi tra la badante e la signora. Una volta la governante ha dimenticato di chiudere la chiamata con Laura Rizzi, che l’ha sentita rivolgersi alla madre in tono molto brusco".

Eppure non è iscritta nel registro degli indagati.

"Non è indagata per omicidio, è vero. Quel fascicolo è al momento aperto contro ignoti. Ma è indagata per abbandono di incapace. Comunque sia andata c’è una grave responsabilità, lei era pagata per stare con la donna e non per farsi gli affari suoi. È assurdo che gli inquirenti l’abbiano lasciata andare via senza compiere nessun approfondimento sulla sua auto, sui suoi apparecchi elettronici. L’hanno interrogata, ha negato sostenendo la sua tesi in maniera mnemonica e li è finita".

Cos’altro è emerso dalle analisi compiute dalla vostra squadra?

"In primis che l’area dove sono state ritrovate le ossa è completamente inaccessibile, neppure un vitello potrebbe districarsi fra cespugli spinosi e arbusti così fitti. Figurarsi una 78enne con ballerine ai piedi. Gli indumenti rinvenuti paradossalmente sono integri, i pantaloni addirittura girati al contrario, la borsa non ha un graffio. Sembra che il tutto vi sia stato depositato successivamente in maniera grossolana. Quell’area era stata battuta durante le ricerche e nessuno aveva trovato niente. Neppure dalle immagini satellitari si rileva la presenza di resti nelle settimane successive alla scomparsa. La governante, poi, quel giorno è stata vista da più testimoni sola, mai con la vittima".

Vi sentite di avanzare qualche ipotesi alternativa rispetto a quanto emerso fino a ora?

"Le abbiamo pensate tutte. E se la badante avesse avuto una relazione con qualcuno e si fosse recata sul posto per incontrarlo e intrattenersi con lui? Mentre lei era distratta, la Gandola si sarebbe potuta allontanare con esiti imprevedibili. Ancora, quando la mattina della scomparsa la badante ha chiamato la Rizzi raccontandole di essere a San Silverio per una passeggiata ha fatto una battuta: “Speriamo che non ci rapiscano”. Il marito della vittima era una persona facoltosa e conosciuta in zona, comprava ville e le rivendeva. E se si fosse pensato di organizzare un sequestro lampo a scopo estorsivo e poi, avendo a che fare con persone inesperte, la cosa fosse sfuggita di mano? Magari la signora è stata colta da malore e poi hanno inventato tutto quello che sappiamo".

Siete fiduciosi sul fatto che gli elementi raccolti possano favorire una svolta nelle indagini?

"La svolta ci deve essere per forza. La Procura si è presa tempo fino a giugno per compiere ulteriori indagini e la nostra equipe, contestualmente, sta lavorando per fornire nuovi dati e spunti investigativi e per tenere viva l’attenzione sulla vicenda spronando gli inquirenti. Noi non molliamo perché vogliamo restituire verità alla storia della povera Silvana".

 

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VERITÀ SULLA MORTE DI SILVANA GANDOLA. LA FIGLIA LAURA NON SI RASSEGNA: ECCO COSA NON QUADRA | GUARDA IL VIDEO