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DANTE ALIGHIERI - LEGGI IL PRIMO ARTICOLO DEL 25/03/2021
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita…”
(Inferno, Canto I)
Inizia così il viaggio straordinario di Dante nell’al di là, con una terzina che in molti conoscono a memoria, in tanti ne ricordano il significato profondo inteso dal Sommo poeta, altri ancora la citano rievocando esperienze personali.
E’ uno dei tanti versi che ha segnato la grande fortuna popolare anche internazionale di Dante Alighieri, che ha fatto del Sommo Poeta un’icona, un simbolo di un intero immaginario. La Divina Commedia a fumetti del giapponese Go Nagai è solo un esempio.
Il celebre disegnatore ha una visione diversa di Dante, sua è una parodia, ma resta colpito dall’immensità dell’Opera che nella traduzione dal nipponico diventa “Canto Divino”. La parte più rilevante è dedicata all’Inferno, considerata più affascinante, a cui dedica ben 506 tavole.
Il Vate fiorentino sarebbe stato ben orgoglioso della sua fama mondiale, ma si sarebbe anche irritato molto rispetto alle interpretazioni sotto forma di parodia dell’artista giapponese.
Allo stesso modo con cui manifestava la sua contrarietà quando durante a Firenze, durante le sue passeggiate, sentiva cantare o dal fabbro o dall’asinaio, i suoi versi modo diverso da come lui li aveva scritti nella sua Commedia. Questa è una testimonianza che fa parte di un racconto del poeta Franco Sacchetti, contemporaneo di Dante, in una delle sue 300 novelle.
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Il pensiero in limba di Francesco Pes
E nde semus inoghe
In custu mundu chena pasu
De coro duru a donzi ‘oghe
E siamo qui
In questo mondo senza requie
Col cuore insensibile ad ogni voce