Nei giorni scorsi nel carcere di Bancali una poliziotta era stata aggredita da una detenuta sieropositiva e affetta da epatite C. L’agente, che aveva riportato tumefazioni e graffi nelle braccia, era stata subito soccorsa e trasportata all'ospedale civile di Sassari.

Si è trattata dell’ennesima aggressione ai danni di un agente, ma questa  volta l’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria,  che ha sempre mantenuto la politica di evitare la pubblicità di atti di violenza, rompe il silenzio per chiedere “con quale criterio le politiche Regionali abbiano scelto di riportare nell'istituto sassarese quella detenuta, pur con la consapevolezza delle note ragioni che ne avevano determinato il trasferimento”. La reclusa, infatti, sarebbe stata allontanata per qualche tempo dal penitenziario perché resasi già responsabile di aggressioni ai danni dei poliziotti.

“Nella maggior parte dei casi – continua l’organizzazione sindacale - è sempre il poliziotto penitenziario a mettere a repentaglio la propria vita e salute a causa delle inopportune scelte di qualcun altro, senza dimenticare gli innumerevoli i rapporti disciplinari elevati a carico della detenuta in questione, ma che di fatto hanno reso veramente irrisori i provvedimenti che dovevano essere adottati nei suoi confronti”.

“Come abbiamo già ribadito più volte – continua l’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria - non tolleriamo più atti di violenza nei confronti dei poliziotti, perché gli stessi stanno diventando sempre più comuni e sempre più feroci e compromettenti per la salute delle vittime, oltre che lesivi della loro dignità”.

Per questo l’organizzazione sindacale ha deciso di proclamare lo stato di agitazione finché non saranno prese azioni decisive dalle autorità competenti.