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E’ la clamorosa scoperta emersa da un blitz eseguito nel fine settimana scorso dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) in collaborazione con il Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna IGP in alcune delle maggiori piattaforme di carne della GDO del Centro-Nord Italia, mercato più remunerativo nel periodo Pasquale, all’interno dell’operazione Miel di Sardegna (miel = agnello in rumeno).
Una truffa ai danni dei pastori, dei consumatori, dell’economia e della qualità dei prodotti sardi, smascherata in una delle tante ispezioni della Repressioni Frodi e dei controlli da parte del Consorzio dell’Agnello Igp che sta mettendo in campo tutte le forze a difesa dell’agnello.
“La scoperta è avvenuta giovedì e venerdì scorso – commentano Luigi Nuvoli e Renzo Moro responsabili Sardegna ICQRF -. Si tratta di agnelli, per la maggior parte di origine rumena, macellati in Sardegna e poi marchiati e spacciati fraudolentemente come IGP di Sardegna. Grazie al tempestivo intervento si è evitato che circa 12.000 agnelli, valore al consumo di oltre 1 milione di euro, di origine incerta, finissero sulle tavole dei consumatori italiani come IGP agnello di Sardegna. Sono in corso degli ulteriori accertamenti su tutta la filiera per definire le responsabilità amministrative e penali”.
La settimana prima di Pasqua il Contas (Consorzio di Tutela dell’agnello di Sardegna Igp) aveva lanciato l’allarme: “stanno arrivando in Sardegna agnelli dalla Grecia e soprattutto dalla Romania. Agnelli che hanno un loro spazio nel mercato pasquale visto che la produzione made in Italy in questo periodo è di circa 410mila agnelli (dei quali 150 mila circa sardi - 95 mila marchiati Igp - 100 mila Abbacchio Romano Igp; 30 mila Agnello del Centro Italia Igp, e i rimanenti 120 mila delle altre razze), a fronte di una richiesta di 800mila circa. Ma attenzione - avevano avvertito - perché spesso la carne importata (di dubbia origine), è spacciata come sarda per dare un valore aggiunto al prodotto”.
“E’ un reato criminale e disgustoso – afferma il presidente del Contas Battista Cualbu – non a caso quello più temuto dagli italiani: 6 su 10 ritengono le frodi alimentari più gravi di quelle fiscali. Ed è ancora più grave che si falsifichi un marchio di origine, una garanzia per il consumatore, sicuro di acquistare un prodotto di cui conosce l’origine ed allevato secondo un disciplinare. In questo caso invece hanno messo sul mercato un tarocco del quale non conosciamo nulla: dove e come è stato allevato, cosa ha mangiato. Come abbiamo più volte detto – continua - come Consorzio stiamo intensificando e investendo sui controlli. Ringraziamo l’ICQRF per il lavoro prezioso svolto per scoperchiare e portare alla luce questa truffa, cosi come tutte le altre autorità che quotidianamente lavorano con sacrificio ed in silenzio per tutelare i consumatori. Questa indagine non deve creare ulteriore insicurezza nei consumatori e pastori – avverte il presidente - ma anzi deve da una parte metterci in allerta e dall’altra darci fiducia perché il lavoro lo si sta portando avanti e sta dando i suoi frutti. Per questo chiediamo la collaborazione di tutti: dobbiamo essere tutti coesi, dal produttore al consumatore. Diversi allevatori ci stanno già dando un contributo importante”.
“Questo truffe sono dei veri e propri crimini che danneggiano il produttore che si vede sottratto con l’inganno il proprio lavoro portato avanti con grandi sacrifici, grazie a un sapere millenario e nel rispetto di regole, quelle italiane, molto stringenti – sottolinea il direttore del Contas Alessandro Mazzette -; danneggiano il consumatore al quale gli si vende con l’inganno un prodotto diverso da quello che vuole acquistare; ma è anche un grave danno di immagine per una delle nostre eccellenze agroalimentari più rappresentative”.
“Questi 12 mila agnelli – continua Battista Cualbu - avrebbero preso il posto di altrettanti agnelli sardi. Sono questi che poi intasano il mercato e fanno abbassare il prezzo, perché sono allevati senza il rispetto delle regole e con un costo di lavoro inferiore. Ribadiamo e ci appelliamo al nuovo Governo e a tutti i Parlamentari sardi affinché si impegnino e si battano per l’approvazione immediata da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge con nuove norme in materia di reati agroalimentari scaturita sulla base delle proposte presentate dalla commissione presieduta da Giancarlo Caselli. Riforma questa che consentirebbe di superare la normativa esistente, che risale ai primi del Novecento, introducendo regole più stringenti che dovrebbero tutelare il consumatore dal campo al tavolo e quindi anche il produttore”.
“Allo stesso tempo occorre proseguire la ricerca per nuove forme di analisi immediata che consentano di riconoscere in modo veloce e scientifico la carne sarda da quella straniera – rimarca Alessandro Mazzette -, come quella che sta portando avanti l’agenzia Agris, attraverso la chemiometria e la spettroscopia”.