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Non versare neanche un litro di latte fino a che il prezzo non si fosse attestato attorno a 1 euro al litro. Una strategia, quella dettata dai pastori a capo della protesta, che si sarebbe dovuta portare avanti ad oltranza, ma che ha iniziato a indebolirsi nelle ultime ore fino alla ripresa delle attività, questa mattina, in numerose cooperative del centro Sardegna.
Antonello Ruzzu, 48 anni, presidente della Coop. "San Pasquale" di Nulvi, è stato uno dei primi ad opporsi al perdurare di una tattica che, a suo dire, non giova a nessuno e determina solo una continua perdita di guadagno.
La sua volontà di tenere aperta la latteria nulvese, espressa in una registrazione audio che ha fatto il giro degli smartphone dei pastori di tutta l'Isola, aveva acceso le polemiche anche se, commenta amareggiato Ruzzu, "non volevo sfidare nessuno, era un commento privato che non sarebbe dovuto divenire di dominio pubblico".
"Quel giorno ero davvero afflitto - racconta il presidente della San Pasquale -. Abbiamo aderito alla manifestazione di protesta, come tutti, in quanto componente attiva di un comparto in difficoltà e per il quale abbiamo da sempre espresso solidarietà. Poi, però, abbiamo deciso di continuare a ricevere il latte".
La Cooperativa di Nulvi ha chiuso i cancelli solo mercoledì 13 febbraio. "Prima di allora - racconta Antonello Ruzzu - si erano tenute due assemblee pubbliche aperte alla popolazione nel corso delle quali la stragrande maggioranza dei soci aveva espresso la volontà di continuare a versare. Da quel momento noi stiamo trasformando il prodotto in cooperativa come tanti stanno facendo in casa propria, è come se lo facessimo in un paiolo più grande di quelli utilizzati dai privati. Da noi l'assemblea è sovrana, e la nostra casa è la cooperativa".
La Latteria Sociale "San Pasquale", costituita nel 1963, ha avviato la lavorazione nel 1968 e dopo cinquant'anni di attività conta 185 soci che conferiscono non solo da Nulvi, ma dall'intera Anglona.
"Abbiamo chiuso solo mercoledì in segno di protesta, tutti gli altri giorni abbiamo lavorato regolarmente", conferma Ruzzu che sottolinea ancora come tutte le decisioni siano state "prese dalla maggioranza dei soci".
"Io non posso permettermi di buttare il latte dei conferitori, non è di mia proprietà. Quando ho visto che i manifestanti stavano fermando i camion, disperdendone il contenuto, ho contattato i soci per capire cosa volessero fare e loro hanno preferito continuare a versare".
Una scelta che ha generato un vespaio di polemiche nell'ambiente delle campagne, dal quale numerose minacce sarebbero giunte alla cooperativa nulvese. "Minacciano di venire qui e sfasciare tutto per farci chiudere - commenta preoccupato il presidente -. Qua c'è tutto il paese in subbuglio: sta diventando una guerra fra poveri. Quella portata avanti dai ragazzi che hanno iniziato la protesta è stata un'azione forte e senza precedenti, e grazie a loro si stanno ottenendo i primi risultati. Col passare dei giorni, purtroppo, si sono inserite alcune persone che hanno fatto degenerare il tutto. Penso infatti che l'odio non nasca da chi ha avviato la protesta, ma da ragazzini che vogliono avere visibilità".
Non solo Nulvi, anche altre cooperative dell'Isola hanno ripreso da stamattina a raccogliere il latte. Ancora è rischioso fare uscire i camion, ma tanti pastori si sono organizzati per consegnare personalmente il prodotto del proprio lavoro. Ruzzu è convinto che nelle prossime ore seguirà anche chi fino ad oggi non ha ripreso le attività: "Cosa faranno le altre cooperative? Dovranno riprendere per forza la produzione. Ci sono scadenze e pagamenti da onorare. Io sono allevatore e presidente della cooperativa, quindi doppiamente in difficoltà. Noi paghiamo il latte grazie ai guadagni garantiti dalle vendite del formaggio, senza produzione non si può pagare nulla. Chi dice che i presidenti delle coop. guadagnano alle spalle dei pastori mente. Solitamente noi partiamo da un acconto basso perché prendiamo i soldi dalla banca e meno interessi paghiamo più guadagniamo nel finale. I bilanci sono pubblici, l'utile viene diviso con i soci, non abbiamo alcun interesse ad abbassare il prezzo del latte. Tenere chiuse le cooperative causa solo una continua perdita di guadagni".
E ancora: "Noi siamo tra le poche cooperative che hanno anche diversificato con tanti sacrifici. Per tenere aperta questa cooperativa abbiamo sofferto tanto negli anni, oggi che ci stiamo riprendendo non possiamo fermarci. Capiamo l'esasperazione dell'ambiente ma bisogna fare i conti con la realtà".
"Qualcuno dice: non dovete vendere il formaggio a certi prezzi. Ma come si fa? Quando ogni mese bisogna pagare 500mila euro fra latte e personale i soldi bisogna tirarli fuori. Il prezzo del latte è dato dalla vendita del formaggio: se vendiamo bene il formaggio paghiamo bene il latte. Nella nostra realtà nasce il Granglona, un prodotto che stagioniamo a partire dai 18 mesi. Lo scorso anno ne abbiamo prodotto un po' più di quanto si riusciva a vendere e abbiamo dovuto fare, con fatica, mutui di cinque anni per riuscire a sostenere la situazione pur di non svendere il prodotto. Ma il formaggio è un bene deperibile, non lo si può tenere fermo all'infinito, va venduto dopo due o tre anni nella migliore delle ipotesi".
Ruzzu è fiducioso per quanto riguarda le trattative in corso in questi giorni fra Governo, Regione e parti in causa. "Le proposte ci sono, rimaniamo in attesa di capire come si risolverà questa crisi. Speriamo sia la volta buona",