Le tante leggende che accompagnano l'incantevole e fiabesca storia della Sardegna, fanno dell'isola un luogo di culto per gli appassionati della mitologia e del "fantastico". La credenza in entità sovrannaturali vicine all'uomo o nell'esistenza di esseri dotati di poteri magici ha accompagnato nei secoli sos contos de foghile, quando la sera, verso l'imbrunire, ci si riuniva attorno a un focolare per assistere ai racconti dei più anziani. Nella cornice della selvaggia e incontaminata natura isolana si delineavano figure meravigliose e fuori dal comune, che suscitavano interesse e al tempo stesso timore. In questo folto ventaglio di creature fantastiche, una figura molto nota e diffusa nei racconti del folklore sardo è quella de sos Caddos birdes.

POMO DELLA DISCORDIA. I Caddos birdes erano appunto cavallini dal manto verde, noti per il loro fascino e la loro eleganza, quasi impossibili da avvistare. Animali indomabili, mai nessuno è riuscito a montare su di essi, e si narra che solo quando Ettedla Birde, uno di loro, si farà cavalcare, arriverà il giorno del "Re Pastore". Dotati di poteri magici, popolerebbero principalmente i boschi di sugherete e querce. La leggenda è radicata in particolar modo nel territorio di Monteleone Rocca Doria, dove si narra che il re fosse l'unico a possedere  uno di questi, nei tempi in cui la valle del Temo fungeva da rigoglioso nido di specie animali. Sempre secondo quanto si narra, il possesso di queste invidiate creature da parte del re di Monteleone suscitò invidie fra i nemici e causò numerose dichiarazioni di guerra da parte degli stessi. 

POTERI MAGICI. A causa della bramosia di possesso di uno dei Caddos birdes, pare che alcune città antiche siano finite in rovina, crollate sotto il peso di estenuanti e sanguinose battaglie. Fra queste pare vi fosse anche la leggendaria città di Barace, oltre che Sant'Antioco di Bisarcio. Ma quali erano i motivi di tale interesse per questi cavallini? Oltre al loro fascino, pare che questi potessero portare grandi benefici, ma anche malasorte e disgrazie, al punto che le loro orme impresse nella roccia non potevano essere calpestate, ma soltanto osservate a debita distanza. Il passaggio di qualche impavido o sciagurato sopra una di queste avrebbe comportato per esso un'eterna persecuzione da parte della sfortuna. A tal proposito, esiste una località campestre, a Monte Germinu, detta "Sa urmina de su caddu 'irde", dove l'orma del cavallo verde sarebbe rimasta impressa nella roccia.

STORIA E CREDENZE. Il mito di queste affascinanti figure sembra risalire addirittura alle dominazioni arabe in Sardegna, fra il VII e l'VIII secolo, e nello specifico al colore dei vessilli dei cavalieri portatori di morte e razzie nei villaggi dell'Isola. Nei secoli i cavalli hanno assunto connotazioni sempre diverse e si sono alternate numerose e differenti interpretazioni da parte degli abitanti sulle loro abilità. E se a Villanova Monteleone sopravvive la leggenda delle orme, a Ozieri l'interpretazione della malasorte si accosta alla caduta delle già citate Barace e Sant'Antioco di Bisarcio, mentre a Castelsardo si favoleggiava che i puledri fossero frutto dell'incantesimo di una strega. Si racconta inoltre che per la festa di San Giovanni a Lodé giungevano sos Caddos birdes, ricoperti di un drappo verde, che correvano per il palio in onore del santo.

Fieri ed eleganti, affascinanti e misteriosi. Il nome dei cavallini verdi è usato, per antonomasia, per designare un qualcosa di difficile da trovare e molto raro. Un proverbio sardo, infatti, afferma che: "Homine affortunadu pius raru chi sos caddos birdes", vale a dire "un uomo fortunato è più raro dei cavalli verdi". 

Foto tratta dal web