Di seguito la lettera dell’ex capogruppo del Pdl Mario Diana indirizzata ai colleghi del Consiglio regionale e inviata dal carcere di Massama (Oristano), dove si trova rinchiuso dal 6novembre scorso.

Diana è accusato di peculato in merito all’inchiesta della Procura di Cagliari che indaga sull’uso dei fondi destinati ai Gruppo del Consiglio regionale.

 

"Onorevoli colleghi

è ormai un mese che dura la mia detenzione.

Un mese di accuse, un mese di fango, un mese di orrore.

Sì! Orrore. Perché è solo l’orrore che rimane della mia vicenda personale.

L’orrore di vedere la mia vita gettata nel fango. Ma quel che è peggio è l’orrore di vedere la mia famiglia gettata nella identica situazione.

Mia moglie, miei figli e perfino mio nipote di 3 anni la cui unica colpa è quella di portare il mio nome. Condannati da un processo mediatico e sommario che senza alcuna pietà ha distrutto ogni cosa, facendo di me il peggiore dei criminali “privo di scrupoli e di autocontrollo” e di loro i beneficiari di ogni presunta ruberia.

E’ il loro coraggio che mi spinge a lottare. Il coraggio della mia amatissima moglie, il coraggio dei miei figli e di mie nuore che giorno dopo giorno anche con la zappa in mano svolgono il loro lavoro affrontando gli sguardi, i gesti e le parole di condanna di un’opinione pubblica drogata da bugie e menzogne scritte da una stampa che incurante delle conseguenze, altro non fa che insinuare dubbi e sospetti istigando all’odio e alla maldicenza.

Mi consola il fatto che in tanti hanno portato il loro conforto e la loro pietà; coscienti e convinti che nessun uomo meriti un simile trattamento.

Donne e uomini che nemmeno per un istante hanno creduto a ciò che sta accadendo perché conoscono le nostre abitudini e la nostra onestà.

Le mie preghiere vanno a tutti loro; affinché abbiano la forza di sostenerci nella più difficile delle sfide. L’innocenza.

Ma fra tutte le voci amiche una sola ha taciuto, e il suo silenzio è per me la più grande sconfitta.

Quella voce è la vostra onorevoli colleghi.

E’ la voce di chi giorno dopo giorno ha condiviso l’onore di sedere al Parlamento dei Sardi.

Per giorni ho sperato che la vostra voce si levasse per impedire o attenuare il linciaggio mediatico di cui sono ingiusta vittima. Non una voce, non un commento, non un segno di pietà per me o per la mia famiglia.