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Quaranta anni fa veniva approvata la legge 121 che rifondava il sistema della sicurezza del nostro Paese dando vita alla Polizia di Stato, prima Forza di polizia ad ordinamento civile. Furono introdotti i ruoli dei tecnici, dei sanitari e degli ispettori. Alle donne venne riconosciuta la parità di trattamento economico, di carriera e di funzioni e fu introdotta la figura dei sindacati di polizia. Un percorso iniziato il 1° aprile 1981.
Anche in questa giornata vogliamo ricordare l'agente Emanuela Loi, la prima donna poliziotto a morire in una strage di mafia. Aveva 24 anni quando morì in via D’Amelio. Era nata e cresciuta a Sestu. Amava la sua terra e il suo sogno di essere una poliziotta.
Quando arrivò a Palermo disse: “Se ho scelto di fare la poliziotta non posso tirarmi indietro. So benissimo che fare l'agente di polizia in questa città è più difficile che nelle altre, ma a me piace”.
Fu la prima donna ad entrare a far parte di una scorta assegnata ad obiettivi a rischio.
Entrò nella Polizia di Stato nel 1989 e frequentò il 119º corso presso la Scuola Allievi Agenti di Trieste. Fu trasferita a Palermo due anni dopo. Tra i diversi incarichi le furono affidati i piantonamenti a Villa Pajno a casa dell'allora parlamentare Sergio Mattarella, la scorta alla senatrice Pina Maisano (vedova di Libero Grassi) e il piantonamento del boss Francesco Madonia. Dopo la strage di Capaci, nel giugno del 1992 venne affidata al magistrato Paolo Borsellino.
Emanuela era una ragazza solare, sempre sorridente con un'aria sbarazzina e spensierata. Sognava di tornare presto nella sua Cagliari, proprio per questo aveva richiesto di essere lì trasferita. Lasciò i genitori, una sorella ed un fratello ed il fidanzato con il quale sperava presto di sposarsi. Amava molto il suo lavoro, pur essendo consapevole del pericolo che correva ogni giorno.
Per la celebrazione dei 40 anni, sulla propria pagina Facebook, la Polizia di Stato ha pubblicato la fato in basso di Emanuela Loi.
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