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Nello sconfinato mondo della mitologia sarda una fetta importante è occupata da leggende di spiriti e fantasmi, alcune fra le figure più emblematiche e significative della tradizione fantastica. Nell’immaginario collettivo il fantasma non è altro che la forma visibile di un’anima, spesso rappresentata come figura evanescente e idealmente vestita di bianco (il più delle volte con un telo o un lenzuolo a coprirne l’intera figura). Fra la miriade di creature fantastiche, gli spettri sono senz’altro quelli che più di tutte riscuotono veridicità nei racconti che li vedono protagonisti, anche se la loro reale esistenza non ha mai avuto riscontri scientifici in quanto prive di prove sperimentali. La loro credenza resta tuttavia salda quando divengono oggetto di fede e di tradizione popolare.
CAROVANA DI SPETTRI. Figura ricorrente nel folklore e nella letteratura di ogni civiltà, anche in Sardegna, come già detto, si parla di fantasmi nei miti provenienti da ogni parte dell’isola. A Sassari, per esempio, si narra addirittura di una processione di fantasmi. Gli abitanti turritani chiamano questo evento “Cunfraria”, e pare si tratti di una carovana di morti che, per espiare le loro pene, vagano per le vie del centro storico prima di trovare l’eterno riposo. Per l’esattezza, il gruppo di anime dannate apparirebbe la notte del 31 ottobre nei pressi di via San Sisto e via Santa Apollinare, varcando il portone chiuso della chiesa.
I RACCONTI IN CITTA'. Secondo una versione tramandata da un anziano signore, viene raccontato che l’uomo si era affacciato dopo aver udito il rintocco delle campane. Sporta la testa vide una processione di monaci incappucciati che si dirigevano verso il convento delle suore, dove si diceva venissero rinchiusi gli appestati. Una volta realizzato quanto accaduto si rese conto che, vista la tarda ora, non era possibile che tutto ciò fosse reale, quantomeno non nel mondo dei vivi.
Si narra altresì che la “Cunfraria” consista in una sfilata di anime invisibili che reggono delle candele a mezz’aria. I più anziani e saggi della comunità raccomandano di non affacciarsi al balcone nel caso si oda la processione, e di evitare qualsiasi tipo di interazione. Incappare negli spettri dei defunti potrebbe infatti portare il malcapitato alla follia o addirittura spingerlo incontro alla morte.
ANTICHE CREDENZE. Queste storie sono molto ricorrenti nelle varie comunità dell’Isola. Come vi avevamo raccontato de Sa Reula, anche la “Cunfraria” si è radicata nel credo di una generazione che ne ha tramandato il mito a quelle future, trasmettendo usi e costumi di un passato che nei miti vedeva spesso una risposta agli accadimenti naturali che tutti i giorni coinvolgevano gli uomini. Morti, tragedie o situazioni anomale trovavano spiegazione nel racconto di fantasia che se ne faceva a riguardo, e che diventava una risposta plausibile a tutto ciò che non si poteva spiegare se non, appunto, tramite il mito.