A volte, bastano delle fotografie per capire il mondo che le stesse immagini racchiudono. Si tratta dei dolci sardi finemente prodotti da Roberto Murgia. Anche da una prima osservazione si può percepire la passione, la grazia, l’eleganza, la determinazione e la creatività di un ragazzo algherese di 33 anni che ripone nel suo impegno quando prepara quei dolci che raccontano, ancora una volta, uno degli aspetti identitari e culturali del popolo sardo con la sua torta di manjar blanc, con gli amarettus, i piriquitos, i pabassinos antigos etc.

Oggi vogliamo parlare di questo giovane che come tanti hanno un obiettivo nella vita e non si arrende nonostante la crisi che imperversa in tutti i settori: quello di aprire un laboratorio di dolci tipici ad Alghero. A margine, Roberto ha anche l'ambizione di pubblicare un libro. “Un progetto - dice l'artista dolciario - in cerca di editore che ho in cantiere da qualche anno insieme al giornalista enogastronomico Giovanni Fancello”.

Come ti immagini e vorresti questo laboratorio?

"Vorrei che fosse un luogo di condivisione vivo, fresco, un laboratorio-scuola dove riscoprire la tradizione e portarla avanti insieme, un luogo dove sia possibile assaporare la trasformazione di materie prime di qualità del nostro territorio".

Com’è nata la passione per i dolci?

"Fin da piccolo ho osservato molto i gesti e le preparazioni dei dolci della mia famiglia. Nel tempo ho maturato questa mia attitudine, continuando a osservare, sperimentare e studiare. Ho permesso, inoltre, alla mia curiosità di spingersi sempre un passo più avanti e ho scoperto questa passione per i dolci, per le ricette antiche, i gesti e i segreti che racchiudono, sentendo il bisogno di ridare loro nuova luce e valore."

Prima di pensare che questa passione potesse diventare un lavoro quali erano i tuoi obiettivi lavorativi?

"Prima lavoravo per mettere a frutto il mio percorso di studi in scienze motorie. Ho sempre coltivato e nutrito con attenzione le mie passioni con il piacere di condividerle. Tra i miei obiettivi lavorativi c'è sempre stato questo filo conduttore, è cambiato l'oggetto ma non la sostanza."

Tieni anche dei corsi, c'è un insegnamento particolare che dai ai tuoi allievi al di là della preparazione stessa di un dolce?

"Li invito a "chiedersi sempre il perché"…cioè a interrogarsi e capire il motivo per cui, per esempio, si utilizza un ingrediente o un procedimento piuttosto che un altro.

Li invito a gioire per la realizzazione di un dolce fatto come una volta, dell'impegno di un impasto fatto a mano, delle attese dei tempi di lievitazione, dell'utilizzo di strumenti più semplici,ma che contengono in sé un gesto prezioso."

Qual’è il dolce che i corsisti ti chiedono maggiormente?lo descrivi?

"Non ce n'è uno in particolare, le richieste vanno dai più "semplici" amarettus e pabassinos a dolci più complessi che richiedono glassature e decorazioni, come ad esempio pastissus e durchicheddos de mele.

I Durchicheddos de mele ad esempio son