Meditando sul senso della vita, forse, Gian Marco Carboni ha trovato il bisogno di raccontare una verità cruda e sofferta, supporto e valore di un’esistenza. La sua.

Sottotenente medico in forza al 151° Reggimento Fanteria Brigata Sassari nell’anno della strage di Nassiriya, dopo diciott’anni da quella tragedia ha scelto di raccontare i fatti, fino ad ora taciuti, di cui è stato diretto testimone.

Fatti che scuotono, che riaprono ferite e riflessioni, destinati a far discutere, a non scadere nell’oblio.

Quattro puntate curate da Roberto e Cristina Tangianu, prodotte e trasmesse da Sardegna Live, dove il medico di Sassari parla dei soccorsi prestati immediatamente dopo l’attacco alla base Maestrale dei Carabinieri, che costò la vita a 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati e due civili), ricorda l’amicizia con il Maresciallo Capo Silvio Olla e racconta di un’esperienza che gli ha stravolto la vita.

Un segreto di Stato? Così come scrive Carboni nel suo libro “Nassiriya. Andata e ritorno”, oppure un qualcosa di strettamente legato a quelle che vengono definite le “mele marce” del sistema militare.

Gian Marco Carboni da quell’inferno ha fatto ritorno e per il suo operato è stato insignito nel 2006 della Medaglia d’argento al valore dell’Esercito dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Un’onorificenza che pesa. Una verità presunta che scuote, che mette in luce anfratti di buio e silenzi portati dentro con tanto rumore.