Sorge nel territorio di Sassari l’unico bacino naturale dell’Isola. Si tratta del lago di Baratz, situato vicino a Porto Ferro e all’omonima borgata, a circa 20 chilometri da Alghero. Uno specchio d’acqua che ricopre 1125 ettari di territorio, lungo 12 chilometri e vagamente simile a un rettangolo, con tre insenature. La profondità del bacino è notevolmente variata nel corso degli anni, passando dai livelli massimi degli anni Sessanta (14 metri) fino ai minimi degli anni Settanta (5 metri), dovuti a prelievi idrici per l'agricoltura. 

L’attuale livello si attesta sui 6,5 metri e desta particolare preoccupazione soprattutto per la scarsa entità di fenomeni piovosi negli ultimi anni. Si formò a seguito dello sbarramento di valli fluviali (un tempo sommerse dal mare) da parte di un imponente cordone di sabbia trascinata da mareggiate e venti. Le sue acque hanno irrigato i campi circostanti, coltivati e usati per il pascolo già nel XIX secolo, in connessione con lo sviluppo delle vicine miniere dell’Argentiera. Essendo un unicum in Sardegna, il sistema dunale del territorio di Baratz è riconosciuto come sito di interesse comunitario. 

LEGGENDA DI BARAX. Oltre al fascino e alle ricchezze che questo bacino offre, Baratz suscita curiosità anche per le leggende che lo vedono protagonista. La più celebre narra che la vallata che accoglie le sue acque sia stata originata dallo sprofondamento dell’antica città di Barax, oggi sepolta da acqua e limo. I suoi abitanti avrebbero vissuto tra agio e avidità, rendendosi responsabili di crimini e peccati di ogni genere. Per questo Dio decise di punirli, facendone affondare la cittadina. Ancora oggi, nelle notti di luna piena, si narra che dal lago provengano rumori simili a rintocchi delle campane e grida disperate degli antichi abitanti.

Legato alla stessa leggenda è un altro racconto, che ricorda il mito di Orfeo ed Euridice. Pare infatti che lo stesso Dio fosse sceso nell’Isola, comparendo a una fanciulla sotto le mentite spoglie di un anziano signore. “Fuggi – le intimò –. Abbandona la città immediatamente e non voltarti mai”. Seguito il consiglio di quello strambo vecchietto si diede alla fuga. Tuttavia, nell’allontanarsi udì un fragoroso boato: era la città che sprofondava. Non seppe resistere, si voltò: il suo corpo divenne immediatamente roccia, la fanciulla venne pietrificata e travolta dalle acque insieme alla città di Barax. 

ALTRE VERSIONI DEL MITO. Un’altra leggenda narra di un povero viandante che, giunto a Baratz, dopo aver bussato a più e più porte senza ricevere risposta venne ospitato da un’umile donna. A questa si manifestò come un inviato del Signore, forse San Pietro o l’Arcangelo, mentre secondo alcune versioni del mito come Gesù in carne ed ossa. Il finale del racconto varia sempre secondo le differenti narrazioni: la prima vede la donna fuggire su indicazione del viandante (similmente associabile a quella precedentemente raccontata); la seconda (anch’essa sulla scia del precedente racconto) secondo cui la donna rimane pietrificata dopo essersi voltata, dando origine alla cima del Monte Canistreddu; la terza vuole infine che la donna venisse trasformata in una statua di sale. 

BARATZ SOTTO I NAZISTI. Discostandoci dal mito possiamo invece affermare con certezza che la zona del lago di Baratz fosse, durante la Seconda Guerra Mondiale, in mano all’esercito tedesco, vista la sua posizione strategica. Qui, le truppe di Hitler vi posero alcune basi e, una volta ordinata la ritirata, divenne un deposito improvvisato di munizioni e mine, poiché il tempo scarseggiava e non era possibile trasportare tutto l’apparato bellico. Ciò che restava fu gettato tutto nel lago, e quando il livello dell’acqua calò vistosamente a fine XX secolo vennero riportati in superficie alcuni ordigni. Venne allora disposta una lunga e laboriosa opera di bonifica che condusse al recupero di centinaia di bombe di vario genere, un vero e proprio arsenale di insospettabili proporzioni, il cui materiale bellico risultò in buona parte inesploso. 

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