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Si è concluso con una condanna a diciotto anni di carcere per Marcello Gungui e a un anno e otto mesi per Antonio Deiana, il processo con rito abbreviato per l'omicidio di Danilo Sella, il giovane di 23 anni di Mamoiada ucciso il 18 dicembre 2008 nelle campagne del paese per ragioni che nemmeno il dibattimento è riuscito a chiarire.
Per il Gup Claudio Cozzella, che ha pronunciato la sentenza questo pomeriggio nel tribunale di Nuoro, Gungui, 29enne compaesano e amico fraterno della vittima, è l'esecutore materiale del delitto, Deiana, che di anni ne ha 30, è stato invece condannato per favoreggiamento: avrebbe aiutato Gungui a disfarsi dell'arma.
Riconosciuta una provvisionale alle parti civili: 100 mila euro alla madre di Sella, Francesca Piu, e 50 mila al fratello, Albino.
Una sentenza che arriva a sette anni dall'omicidio, alla fine di un processo indiziario basato sull'uso delle intercettazioni, su sommarie informazioni e testimonianze.
E sono state proprio le intercettazioni a portare all'individuazione del presunto colpevole e del complice: in una di queste telefonate Gungui, a poche ore dal delitto, avrebbe chiesto a Deiana di accompagnarlo spiegando: "perché così buttiamo tutto".
Per la morte di Danilo Sella il gip Mauro Pusceddu aveva disposto l'imputazione coatta nei confronti di Gungui.
La Procura, infatti, in un primo momento aveva chiesto al gip di archiviare la posizione dell'imputato e solo successivamente aveva riformulato l'imputazione indagando il giovane per omicidio volontario, ma senza contestargli l'aggravante della premeditazione.
Un'esecuzione in piena regola secondo il pm la cui tesi era stata avvalorata anche dalla perizia effettuata dall'anatomopatologo Vindice Mingioni, che a suo tempo aveva eseguito l'autopsia sul corpo di Sella: ucciso con un colpo di fucile calibro 12 esploso in modo volontario, dall'alto verso il basso e a bruciapelo. Perizia alla quale si era la consulente della difesa, secondo la quale, invece, le ferite sul corpo di Sella potevano anche essere state causate da un colpo esploso per sbaglio.
Gungui si è sempre dichiarato innocente, ma da alcune intercettazioni era emerso che l'imputato possedeva un fucile calibro 12, compatibile con quello usato per l'omicidio. Entrambi gli imputati sono stati processati a piede libero. Oggi alla lettura della sentenza nessuno dei due era presente in aula.