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"Fino ad ora non mi sono lamentata: ho troppo rispetto dei morti e dei problemi enormi di tantissima gente. Ma ora basta, qualcuno deve intervenire, siamo più soli di prima".
Clara Michelangeli, sindaco di Onanì, grida a gran voce il bisogno disperato di aiuto che il suo piccolo paese ha tenuto nascosto per tutti questi giorni. Poco più di 400 anime arroccate sui monti della Barbagia, una comunità schiva e riservata come tante ce ne sono in Sardegna, un paese di lavoratori e contadini. Oggi Onanì si sente solo e dimenticato dallo Stato che porta le telecamere dei tg nazionali a Olbia e in altri centri, senza dubbio più colpiti, dimenticando però di aiutare chi pur non avendo perso vite umani vive a pieno il grande disagio del post-Cleopatra.
Dopo cinque giorni dall'alluvione, Onanì è l'unico comune della Sardegna non ancora raggiungibile, se non con un fuoristrada. Il ciclone ha distrutto l'unica strada che collega al paese dove oggi si arriva solo passando su una pericolante bretella in terra battuta.
"Voglio credere che a questo punto risolveranno il problema" dice il sindaco Michelangeli "Non vorrei che quel che non è successo lunedì succeda ora che siamo costretti ad utilizzare una strada pericolosa".
"I nostri bambini non posso andare a scuola" prosegue "e la nostra gente non può lavorare. Noi nonn abbiamo subìto danni alle strutture e ci tengo a precisare che non abbiamo bisogno di viveri o coperte. Abbiamo bisogno solo di una strada che ci consenta di spostarci, raggiungere il nostro bestiame e magari andare ad aiutare gli altri paesi colpiti dal maltempo"
"Se il nostro disagio potesse essere risolto da tutti i volontari con la solidarietà e il calore che tutti i sardi stanno dimostrando in questi giorni a quest'ora sarebbe tutto a posto. Ma purtroppo non dipende né da noi né dai volontari perché per ripristinare la strada occorrono altri tipi di soccorsi."
La Michelangeli ha chiesto aiuto anche al Ministro Lupi "Per i prossimi giorni è prevista la neve, cosa dobbiamo fare?"