Dopo quattro anni e mezzo alla guida del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, Salvatore Palitta lascia la carica di presidente aprendo a un ricambio generazionale nell'ente che associa 40 trasformatori di latte ovino, tra i quali la sua stessa cooperativa, "La Concordia" di Pattada.

Negli ultimi due anni il 64enne presidente in scadenza di mandato (non può essere rieletto) ha fatto i conti con alcune delle prove più dure per il settore. Nel febbraio 2019 il mondo delle campagne fu scosso dalla protesta dei pastori con il latte gettato in strada, poi è arrivato lo spauracchio dei dazi Usa, quindi la pandemia.

Domani il cda riunirà un'assemblea per l'elezione del nuovo consiglio di amministrazione che dovrà nominare il successore di Palitta. Ancora nessuna candidatura in campo, mentre il presidente in scadenza ha intenzione di lasciare senza restare neppure nel cda del Consorzio nato nel 1979, che ora coinvolge 12.000 aziende zootecniche, circa 25.000 addetti e 40 caseifici con un valore di produzione pari a 230 milioni di euro. L'ente genera nel commercio un valore stimato di 480 milioni di euro.

Il Pecorino Romano è la Dop più antica d'Italia, prodotto per oltre il 95% in Sardegna e per la quota restante nel Lazio e nella provincia di Grosseto.

"Sono stati quattro anni e mezzo intensi abbiamo investito circa 9 milioni in attività promozionali, abbiamo curato l'aspetto qualitativo del formaggio e fatto un gran lavoro che ha portato alla creazione di nuovi prodotti, come quelli a basso contenuto di sale, a lunga stagionatura e di montagna, lo snack e ora quello dedicato alla cucina araba ed ebraica". La sfida adesso sono i nuovi mercati, a partire da quello giapponese. Un alleggerimento del peso del mercato degli States, che è passato da una fetta quasi totalizzante all'attuale 50% sui 309.000 quintali prodotti complessivamente nel 2019, che significa circa 1.092.000 forme di pecorino.