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"Non ho notizie dirette ma sono certa che se fosse accaduto nei termini riportati non sia affatto da interpretare come una manifestazione di aggressione ma che derivi piuttosto da uno stato fisico gravemente compromesso e da un malessere tale da condizionare le sue condotte". Sono le parole dell'avv. Antonella Cuccureddu, legale di Leoluca Bagarella, il boss mafioso protagonista del video esclusivo (vedi in basso) pubblicato da L’Espresso in cui si vede il 79enne aggredire un poliziotto della struttura carceraria di Bancali, Sassari, dove è rinchiuso in regime di 41bis. Un pugno a freddo mentre l'agente della lo sta scortando nel corridoio del carcere.
"Il signor Bagarella da oltre 3 anni ha gravi problemi di salute noti al Direttore del carcere - ha aggiunto -. Con numerose istanze sono state sollecitate visite specialistiche ed esami strumentali che avrebbero consentito la formulazione di una diagnosi, la somministrazione delle terapie, e l'adozione delle soluzioni più adeguate per l'espiazione della pena nel rispetto dei principi costituzionali".
"La magistratura di Sorveglianza - aggiunge la legale di Bagarella - con più provvedimenti ha chiesto al carcere di attivarsi affinché fosse sottoposto agli esami clinici indispensabili e fosse inviata relazione sanitaria con la diagnosi. Ebbene a tutt'oggi, non si ha notizia che siano stati eseguiti. Quindi da più di tre anni, vi è in carcere una persona anziana, gravemente malata, senza una diagnosi e di conseguenza senza cure mirate. Spero che l'amministrazione penitenziaria abbia adottato tutte le misure necessarie a garantire il diritto alla sua salute e auspico che tutte le Autorità preposte si attivino per le opportune verifiche", conclude Antonella Cuccureddu.
Leoluca Bagarella. Nato a Corleone il 3 febbraio 1942, è il fratello di Ninetta Bagarella, moglie del capo dei capi Totò Riina. Assassino spietato, è stato autore di svariati omicidi negli anni '70 e '90, oltre che diretto responsabile di alcuni tra i più gravi fatti di sangue di Cosa Nostra, tra cui la Strage di Capaci e il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo. Ha avuto condanne per omicidio multiplo, traffico di droga, ricettazione e strage.