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"Siete dei miserabili, luridi, assassini. Come Giuda per denari avete tolto ciò che dell'uomo è il bene più prezioso, ma non chiedete il mio perdono perché sarà molto difficile accordarvelo".
Si apre così la lettera inviata a L'Unione Sarda da Maria Murgia, 80 anni, rivolta agli assassini del nipote, Giuseppe Manca, il gioielliere di 63 anni ucciso barbaramente il 7 febbraio scorso nella sua abitazione di Sorgono durante una rapina: l'uomo è stato imbavagliato e legato mani e piedi, è morto per asfissia.
"Giuseppe era già stato penalizzato dalla vita - racconta all'ANSA la pensionata, vedova e madre di sei figli - Farò di tutto perché nessuno lo dimentichi e perché i suoi assassini siano assicurati alla giustizia".
L'anziana donna affida il suo dolore alla lettera, con la quale vuole mandare un messaggio forte a chi si è macchiato di un reato così grave.
"Perché uccidere in quel modo? - si chiede la pensionata - So che a voi sono sconosciuti i valori, se non quelli del Dio danaro, ma non si può essere che dei mostri per commettere un simile crimine. Immagino lo sguardo implorante, quegli occhi sicuramente terrorizzati di Giuseppe nel momento in cui indifeso era nelle vostri mani. Spero che quell'immagine vi tormenti finché avrete un alito di vita".
La donna racconta poi uno spaccato di vita della sua famiglia, una vita che non è stata facile per Giuseppe.
"Per me Giuseppe era come un figlio - scrive - e uccidendolo mi avete privata delle ultime gioie che avrei potuto godere nel breve tempo che mi resterà da vivere. Perché Giuseppe era il cordone che mi legava ancora alla mia amata sorella defunta, morta di parto insieme al neonato nel 1959 quando Giuseppe aveva appena cinque anni, a una settimana di distanza dalla morte del marito e padre di Giuseppe. Mi avete tolto la serenità, al pensiero che qualcuno di voi che conosco, possa salutarmi con un affettuoso 'Ciao zia Marì'. Vi auguro che la vostra vita sia scandita solo di cose funeste e che l'unico conforto siano solo le occasioni in cui i vostri familiari andranno a trovarvi in galera".
Non si dà pace Maria Murgia, unica zia in vita di Giuseppe dopo la morte, recente, delle due zie paterne che lo avevano allevato fin da piccolo e dalle quali aveva ereditato la gioielleria che gestiva nella palazzina dove è stato ucciso.