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“Pane cotto: mezzo cotto, mezzo bruciato, chi l’ha bruciato? Quella strega di (nome del bambino), legato alle catene in mezzo alle pene, pensava di morir, morir, morir, morir!”. Oppure: “Regina reginella, quanti passi devo fare per arrivare alla tua casella?” O ancora: “Tira sa perda e accua sa manu”.
Graziose filastrocche ricche di dolcezza con una punta di vivacità tipica dei bimbi sembrano risuonare ancora, pur con tanta nostalgia, tra le vie dei centri storici delle città e dei piccoli paesi della Sardegna.
Quelle rime, quelle risate, quelle voci di bambini allegri e spensierati stanno pian piano sparendo con il passare degli anni, ma sono ancora piene di vita nei cuori e nei ricordi di chi le ha vissute.
Specialmente la generazione delle persone nate tra gli anni ’30 e gli anni ’60 ricorderà questi meravigliosi giochi da strada, per i quali non erano necessari giocattoli costosi o all’ultima moda, perché bastava la voglia di stare assieme e condividere il divertimento.
“Al massimo avevamo una palla o una fune per saltare, i maschi giocavano con le biglie – racconta una signora di Iglesias – Ci divertivamo con poco e nel frattempo imparavamo a stare assieme, a socializzare con i coetanei, respiravamo aria più pulita di quella di adesso, anche perché molti di noi vivevano in campagna, facevamo amicizia. E ci ammalavamo molto meno rispetto ai bimbi di adesso”.
Così, tra le canzoncine e le filastrocche da recitare in coro, le conte, le piccole penitenze che suscitavano un momento di sana apprensione, i bimbi dei quartieri si riunivano durante tutti i pomeriggi in qualunque stagione, senza temere freddo e pioggia, in genere dopo aver svolto i compiti.
“Si frequentavano gli oratori e le parrocchie e d’estate si andava al mare con la colonia, quindi le suore ci insegnavano tanti giochi da fare tutti assieme – prosegue la dolcissima signora – Io inoltre avevo la fortuna di abitare fuori città, vicino a tanti alberi, dove si costruiva ‘la fune di Tarzan’ legando una fune di gomma nera ai rami più alti e lanciandosi appesi da una parte all’altra. Ci divertivamo da matti”.
“Pincareddu”, “Muovermi e senza muovermi”, “Custu è su procu”, “Su pipirimponi”, “Nascondino”, “Tocca e fuggi”, “Il gioco delle Nazioni”, “Zacca e poni”, “Ponte Ponente”, “Palla pallina”, “Le belle statuine”, “Mi lavo le mani”, “Tra le rose e le viole”, “È arrivato l’ambasciatore”, “Anglinglò”, sono solo alcuni dei giochi da strada conosciuti anche dalle generazioni successive grazie ai genitori e ai nonni. Molti nati negli anni ‘70,’80 e ’90 ci hanno giocato e li ricordano con allegria.
“Si era in tanti e le poche volte in cui si litigava, il broncio si teneva solo per qualche minuto, giusto il tempo di ricominciare a giocare e il malumore veniva dimenticato – prosegue la signora sorridendoci e guardandoci con gli occhi pieni di nostalgia – Di sicuro non intervenivano i genitori o i fratelli più grandi: ce la cavavamo da soli e in questo modo maturavamo prima. L’importante per tutti noi era giocare e divertirci”.
Ci congediamo dalla signora mentre le chiediamo di recitare la canzoncina di uno dei giochi preferita della sua infanzia.
"I bimbi si mettevano in cerchio e un giocatore, l’Ambasciatore, si metteva al centro che al completo rappresentava Madama Dorè. Entrambi giravano in senso contrario. L’Ambasciatore: “Oh quante belle figlie Madama Dorè, oh quante belle figlie! Il Re ne comanda una, Madama Dorè, il Re ne comanda una!” Il cerchio: “Che cosa ne vuol fare, Madama Dorè, che cosa ne vuol fare?” L’Ambasciatore: “La vuole maritare Madama Dorè, la vuole maritare!” Il cerchio: “Con chi la mariterebbe, Madama Dorè, con chi la mariterebbe?” L’Ambasciatore: “Con uno spazzacamino Madama Dorè, con uno spazzacamino” Il cerchio: “E come la vestirebbe Madama Dorè, come la vestirebbe?” L’Ambasciatore: “Di pezze e stracci Madama Dorè, di pezze e stracci” Il cerchio: “Uscite dal mio castello Madama Dorè, uscite dal mio castello!” e cerchio e Ambasciatore invertono il senso di rotazione, finché il bimbo al centro dice il nome della compagnetta secondo lui più bella, lasciandosi andare così a una piccola confessione tra l’imbarazzo, il divertimento e il cuoricino che batteva più forte del solito” conclude la signora.
Ricordi preziosi da custodire come gioielli e diamanti.