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Il mondo agropastorale sardo fa storicamente da sfondo a miti e leggende della tradizione isolana. Spiriti selvaggi e creature fantastiche arricchiscono racconti e credenze popolane, tramandate nei secoli di generazioni in generazione, e testimonianza di un passato che è anche presente. È a questo ambiente che è strettamente legata la figura de su Pascifera, creature fantastica e protettore degli animali selvatici dei boschi. Trattasi appunto di uno spirito il cui mito è giunto sino ai giorni nostri, che prende vita nei racconti e nei ricordi dei più anziani. Fa parte della millenaria tradizione degli spiriti dei boschi: elfi, gnomi, folletti, fate e misteriosi esseri benevoli o malevoli, protagonisti nello scenario mitologico isolano.
GUARDIANO DEI BOSCHI. Riconosciuto anche come “pastore invisibile” della selvaggina, su Pascifera è l’essere protettore dei mufloni e letteralmente assume il significato di conduttore di animali selvatici, da “pasci” (pascolare/condurre) e “fera” (selvaggina/animali selvatici). La sua leggenda sopravvive nella tradizione barbaricina, principalmente nel piccolo Comune di Seui, e trova affinità con quelle più note e antiche delle ninfe e della dea Diana, protettrice dei boschi e della selvaggina. Esso avverte i mufloni dei pericoli imminenti, tenendoli lontano dai guai, e devia il percorso dei cacciatori con false apparizioni.
INCUBO DEI CACCIATORI. Popola le vallate del Gennargentu, veglia su fauna e flora e protegge animali selvatici dal rischio di essere catturati. Si può dire che sia il più ostico nemico dei battitori, al punto che secondo alcune credenze sarebbe capace di rendere immune gli animali da proiettili e altri pericoli. Tuttavia, capita anche che la sentinella dei boschi si distragga, lasciando via libera ai predatori del bosco e ai cacciatori di selvaggina. Gli anziani cacciatori, che ne conservano vivido il ricordo, insegnano ai più giovani ad attendere il momento esatto in cui “attaccare”, ovvero quando su Pascifera si distrae.
CULTURA DEL MITO. Come spesso accade, la fantasia si confonde con la realtà, sia per convenienza che per antiche suggestioni. Capita così, ancora oggi, che un cacciatore un po’ sbadato giustifichi un facile colpo non andato a segno con la rievocazione del mito dello spirito dei boschi, indicato come responsabile del mancato obiettivo. E nonostante riti propiziatori e stravaganti dicerie col passare degli anni vengano un po’ meno, il fascino di un mondo sovrannaturale, ideale, a stretto contatto con quello umano, razionale, spinge le comunità a non abbandonare mai del tutto convinzioni illusorie ed esperienze mistiche.
È per questo che ogni territorio ha i suoi miti e le sue leggende, legati alla cultura nei quali essi hanno preso vita e si sono sviluppati. Non lontano da Seui, a Nurri, lo stesso spirito è conosciuto come su Straivèra, mentre un po’ più a sud, a Donori, come su Vascifera.